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martedì 30 gennaio 2024

Mussolini capomafia

Un momento di storia drammatico (il titolo echeggia il fatto che le storie registrano come “lunga notte del fascismo”), dell’Italia sconfitta a metà 1943, delle liti fra gerarchi e dell’isolamento di Mussolini, e una grande produzione, con esterni d’epoca e interni ricchi e accurati, su una sceneggiatura quasi vacua. Mussolini ridotto a capomafia, sia in politica che a letto, la figlia Edda a ludopata, il genero Ciano cialtrone oltre ogni limite, Alessio Boni-Dino Grandi a una sola espressione, Dollmann, colonnello onorario di Hitler, che civetta con Edda, ma non era gay?, il re piemontese con accento emiliano, e così via, non reggono l’impegno di una visione prolungata, oltre un paio d’ore la prima puntata. Battuta dal vecchio “Grande Fratello”. Campiotti, che alterna regie robuste di temi impalbabili a agiografie modeste di personaggi robusti, si vede che aveva in uggia i suoi – numerosi, frettolosi – comprimari: recitano tutti di corsa, come a “buona” al primo ciak. Nonché l’intricata vicenda, il re, il,principe ereditario, Maria José sua moglie, il papa, mons. Montini, Churchill, la famiglia Petacci, l’Ovra (che l’Italia repubblicana ha assolto, la polizia politica…).

Ma è anche inutile raccontare il fascismo, per l’ennesima volta, con i parametri dell’antifascismo. 

Giacomo Campiotti, La lunga notte. Rai 1

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