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giovedì 2 maggio 2024

Il calcio asociale – o un calcio ai presidenti

(Semi)finito il campionato si riempiono le cronache degli allenatori da cacciare via, dalla Juventus, dal Milan, dal Napoli. Allenatori tutti di carriere onorate. Effetto di un giornalismo ormai asfittico, ripetitivo, senza fantasia, quelo sportivo forse peggio di quello politico. Ma senza dire mai l’evidenza, che il calcio è malato in Italia nella proprietà, di morbo societario. Del Napoli con la massima evidenza, di un presidente che non vuole una società e caccia gli allenatori con una frequenza nevrotica, anche chi gli ha vinto uno straordinario scudetto. Del Milan e dell’Inter che hanno proprietà assenti – sono solo gadget finanziari. Nel Milan sostituita prima da Boban, poi da Maldini, ora da Ibrahimovic – da teste di legno. Nell’Inter sostituita da Marotta, il dirigente che fu l’artefice delle fortune della Juventus e altrettanto sta facendo all’Inter, praticamente da solo (con un altro dirigente come lui cacciato come dalla Juventus, Ausilio) – dove paga i suoi prolifici calciatori 117 milioni, contro i 130 degli astinenti juventini. Della Juventus che ha accumulato perdite e debiti per un miliardo se non di più senza vincere niente, e anzi penando. Cambiando allenatori in serie. Con dirigenze di avvocati che non sanno nemmeno fare gli avvocati – il club torinese è probabilmente il più perseguito in giustizia al mondo, anche da giudici di poco conto, ordinari e sportivi, come quello che si dichiara interista, e l’incredibile Chiné della giustizia sportiva, quello che punisce per la stessa accusa fra sei o sette società solo la Juventus.
Mentre resta sempre il dubbio sul ruolo dei procuratori, se non dividano la torta. La Juventus p.es.  paga 2,5 milioni un calciatore che non ha mai giocato, Djalo. Tanti quanti ne paga a Kostic, che gioca ogni partita, a Kean, un nazionale, a McKennie, un nazionale americano. E 1,5 a De Sciglio, il terzino che ha giocato pochi minuiti, tanti quanti ne dà a Gatti, che è invece terzino fisso.

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