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giovedì 6 settembre 2007

Lenin al semaforo, dieci anni dopo

“Seguo la lezione di Lenin “, ha detto qualche giorno fa a “Repubblica” il sindaco di Firenze Domenici, che multa e imprigiona i lavavetri ai semafori. Chi l’avrebbe detto, a Firenze. Con tanto leninismo, per di più, e tanto perbenismo che è solo una copertura di un gigantesco vaso di Pandora di cattiva amministrazione, nel migliore dei casi. Di una città di cultura che è diventata una polverosa piazza di affaristi. Dove gli affari, tra l’altro, si fanno passando prima alla sede del Pci-Pds-Ds.
Domenici non fa che seguire Zanonato e Cofferati, e dunque non c'è scandalo? C'è, perché la Firenze di Domenici e dei suoi predecessori (ex) Pci è un borgo nemmeno tanto grasso, ma senza carattere, preda della rendita fondiaria, che ne ha spostato il cuore, anonimo, polveroso, verso Sesto e Prato. Un capitale immenso è stato bruciato, della città capitale d'arte, del gusto, anche della politica, per il guadagno dei "ceti emergenti", che tanto sono generosi col Partito a patto di poter costruire. E c'entra perché questo Cofferati, per simpatico che sia, dieci anni fa sberleffò e affossò una proposta ben più sensata del sindaco di Milano, che "togliamoli dalla strada", diceva dei pellegrini senz'arte, "diamo loro un minimo di mestiere e se possibile anche un'attività". "No", disse Cofferati, "il lavavetro deve stare al semaforo". Perché? Perché il sindaco Albertini era di destra, mentre Cofferati, come ogni buon (ex) Pci, arriva alle cose dieci anni dopo.

1 commento:

luxemburg ha detto...

E' andata bene così! Se si fosse ispirato a Stalin che sarebbe successo? Per fortuna il folto baffo
è out of fashion mentre una citazione di Lenin è ancora très chic. Ma chissà fra 10 anni....come ogni buon (ex)PCI...