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martedì 16 ottobre 2007

"Una transizione incompiuta", di giudici impuniti

Giorgio Napolitano, anche da presidente della Repubblica, continua a credere all’“esplosione della questione morale”. Allora e non prima, o dopo. A Milano, dove i reati della questione morale ogni giorno si moltiplicavano e si moltiplicano. A opera della Procura milanese, anche se questa non indaga i crimini a Milano (Eni, Rcs, il conte Fossati, immobiliarista della Curia). Per portare al governo, e al centro della vita politica del quindicennio, Berlusconi – abbiamo avuto, abbiamo l’era Berlusconi. Sembra anche credere – è pesante l’eredità di Berlinguer – che la questione morale sia di sinistra, mentre è sempre stata, e non è altro, che un regolamento di conti, in gergo di mafia si direbbe una guerra di clan. A cui le forze politiche che rappresentano gli onesti lavoratori devono stare attente ma di cui non sono protagoniste – devono anzi stare attente soprattutto a non lasciarsi manipolare.
Tangentopoli ha introdotto la libertà di licenziare, malgrado lo Statuto dei Lavoratori, questa è la vera storia – Napolitano tocca questo aspetto marginalmente, per i 650 mila licenziati nel 1993-94, mentre è l’aspetto centrale. Si vendono le industrie e le banche pubbliche con due Parlamenti di cui si minaccia, e si effettua, lo scioglimento. Al mercato si può arrivare in tanti modi: quello scelto dai padroni italiani è al solito l’eversione. La politica è in Italia succube dei grandi interessi finanziari, seppure attraverso il circuito fraudolento dell’opinione pubblica. L’effetto di Tangentopoli, duraturo, è stato di ridurre dal 45 al 35 per cento lo zoccolo elettorale della sinistra – al 32 se, come è giusto, la Lega viene posta stabilmente a destra.
Il presidente sembra credere inevitabile lo scioglimento del “suo” Parlamento” - quello che, seppure in soli diciotto mesi, ha lavorato più e meglio di tutti i Parlamenti repubblicani, compresi quelli della ricostruzione. A opera di un presidente della Repubblica, Scalfaro, che, complice o pusillanime, ne aveva tutta la voglia. Scalfaro è un presidente che ha sciolto ben due Parlamenti: in un’altra storia, per esempio in quella dell’Inghilterra moderna, del Long Parliament su cui si è modellata tutta la democrazia in Europa, si direbbe un golpista. La sinistra italiana lo ritiene invece suo baluardo. Col supporto di una magistratura che nella guerra alla politica ha ingigantito i suoi privilegi.
Perché questo è, non dispiaccia a Napolitano, il senso della “transizione”, nient’affatto incompiuta: una magistratura inattaccabile, per qualsiasi reato, calunnia, concussione, corruzione, abusi sessuali. Mentre i parlamentari venivano spogliati e si spogliavano, nel “suo” Parlamento, di ogni salvaguardia, in omaggio alla trasparenza, i magistrati si sono fatti invulnerabili. La magistratura, che Napolitano ora presiede, è l’ordine più privilegiato della Repubblica, con ermellini, eccellenze, auto blu, scorte, le retribuzioni più alte, e carriere automatiche senza lavorare. Con un autogoverno che puzza peggio di un pesce morto – avendo lavorato per un quindicennio in piazza dell’Indipendenza possiamo assicurarlo personalmente.

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