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venerdì 2 novembre 2007

Inquirenti consulenti, il '700 a Milano

Sarebbe affascinante, in una corte del Settecento. Già la figura dell'inquirente-giudice è inquietante, roba da “Montecristo”. In Italia, nella repubblichina, una Procura che si fa consulente di un uomo politico sul falso in bilancio potrebbe essere un capitolo della “Casta”. A titolo gratuito, certo. Magari di notte, fuori orario. Per il piacere, o per l’onore.
I giudici Greco, Ielo e Davigo sono esperti di bilanci? Sì, come un qualsiasi ragioniere. Forse. Il dottor Greco. Sono esperti nell’ambito della magistratura, questo sì, che se sa qualcosa sono solo le procedure. Ma soprattutto sono esperti politici. Che sanno chi bisogna perseguire e chi no. Non i Moratti per il collocamento Saras. Non Tronchetti Provera, che spiava mezza Italia – a condizione che molli Telecom, come richiesto da Prodi, il politico della consulenza. Non la Rcs malgrado la gravità dei fatti accertati, compresi i fondi neri per tangenti. Sì Berlusconi, ma per le cose di cui non ha colpa, la Sme, Mondadori, l’Imi-Sir.
Gli inquirenti di Milano consulenti di Prodi sono parte del problema legalità. Come ogni altro giudice, certo, soprattutto i capi, in quel mercato squallido delle influenze che è il Csm che li governa. Anche se Milano è speciale, essendo la capitale morale d’Italia - solo a Milano una Procura della Repubblica che si fa consulente di un uomo di potere può dirsi incorrotta e anzi maestra di onestà.

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