Cerca nel blog

lunedì 28 luglio 2008

Il blocca-precari riguarda l'università

Tre volte i precari messi assieme delle Poste e della Rai. È questa la valanga di possibili stabilizzazioni contro cui la norma senza padri che vaga in Parlamento fa diga. Sono i precari dell’università. Una figura composita di una dozzina di figure contrattuali diverse, ma tutte finte, che un qualsiasi giudice sarebbe costretto a stabilizzare. Un numero che nessuno conosce, ma che è “più di cinquantamila” secondo il ministero, e forse il doppio.
Presentato in un primo momento come un emendamento a protezione dell’industria, il blocca-precari è in realtà inteso a proteggere lo Stato. Sarà ritirato, ma avrà avuto la funzione di segnalare la voragine aperta nella funzione pubblica allargata, se non è stato presentato appunto per questo: le Poste e la Rai sono del Tesoro, e anche l’università, sebbene abbia uno statuto ambiguo, è indubbiamente un’istituzione pubblica e statale, specie per le figure professionali.
Non si tratta di “quattro milioni” di precari, come si sente dire in Parlamento, contro cui la norma farebbe argine. Questo è il parterre dell’occupazione giovanile. Nel quale, da una parte e dall’altra, il precariato ha perduto rapidamente i suoi connotati: non è più maledetto per i giovani lavoratori e non è più apprezzato dai padroni. Il precario è pubblico. Ed è essenzialmente scolastico. Ma, con l'università, è ancora una mina temibile.
Dopo i piani di stabilizzazione per l’insegnamento medio e superiore, quello universitario ne attende uno. L’ambigua autonomia dell’università consente ai governi di fare come se l’università non ci fosse. Ma la cosa evidentemente non sfugge al legislatore, ancorché anonimo.

Nessun commento: