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lunedì 18 maggio 2009

San Violante che sanò i rimborsi in Italia

Si parla con curiosità ma con prudenza dello scandalo britannico dei rimborsi spese ai parlamentari. Luciano Violante, allora presidente della Camera, si guadagnò status e perdurante stima liberalizzando i rimborsi: non più pezze d’appoggio entro un plafond, ma un plafond senza pezze d’appoggio – più o meno a livello della retribuzione. Come dire che ogni parlamentare ha in Italia due stipendi, quello propriamente detto e uno, peraltro non tassabile, in conto rimborso spese.
Una “rivoluzione”, quella di Violante, di cui bizzarramente non c’è traccia nei volumi feroci sulle caste politiche - per una riserva politica che naturalmente non è ipocrisia.
Bisogna però dire che, con un solo peccato assunto in proprio e una volta sola, Violante ha eliminato gli incessanti peccati delle fatture false. Nonché le tentazioni, anch’esse peccaminose, di ricatto di ogni dipendente di segreteria, ancorché maschio e con la pancetta. Tanto prezioso tempo liberando degli stessi parlamentari e dei loro amorevoli collaboratori.
In Gran Bretagna peraltro lo scandalo è grande, anche se i rimborsi sono minimi, perché il paese si vuole retto. Ma non c’è spazio per lo scandalo vero: come e perché le istituzioni sono riuscite e negare per anni le cifre dei rimborsi, le istituzioni appositamente create e pagate per la pubblicità degli atti pubblici. Uno scandalo per il quale in Italia il sindacato si spende: il sindacato in Italia fa cause, costose cause amministrative, per non rendere pubblici gli atti pubblici.

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