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sabato 1 maggio 2010

Sempre in salita la strada per Alvaro

Remo Ceserani aveva tentato ventitré anni fa con questa minuscola raccolta la ripresa di Corrado Alvaro. Morta poi sul nascere per un qualche motivo. Che non è però la qualità dei racconti. Sempre leggibili – benché abbozzi in realtà di racconti, tutti “troncati” sulla misura inflessibile dell’elzeviro, due colonne dell’allora terza pagina dei quotidiani. Che lo confermano lo scrittore “più colto e informato” dei suoi anni, come lo dice il curatore.
Sono racconti incentrati sulla “scoperta” della donna, continua, sorpresa (giusto la costante alvariana secondo Gianfranco Contini: “Che cosa è un uomo, e un meridionale, di fronte alla donna”). E più ancora sull’ottica Nord-Sud, sulla “differenza” del meridionale. “Il viaggio in Italia” è la scoperta del Sud. Il successivo, “Il canto più bello”, è la vita al Nord, al risveglio della primavera. Il più bello, il meglio scritto, è quello che inscena le differenze Nord-Sud senza acrimonia e anzi naturalezza, “Le strade fatte a vent’anni”, fanti nella grande guerra, tra Aquileia e Sacile nel 1915.
In uno di questi abbozzi, “Nasce un villaggio”, c’è tra i tanti meridionali di Alvaro anche un settentrionale, “un tipo di settentrionale piccolo e gramo”. L’odio-di-sé-meridionale, che qui ritorna nel racconto “Mezzogiorno”, l’unico concluso, è insomma temperato da un residuo di orgoglio. Perché è al fondo un disadattamento: con se stessi e con il resto – il Nord: che nasce dalla delusione, dall’identificazione impossibile con il Nord, in quel quadro unitario che il Nord ha imposto senza crederci. Una sorta di cammino sempre in salita, che continua nella posterità, dove, nota Cesarani, “in mancanza di istituti specializzati e fondazioni”, non è possibile “una edizione delle opere cronologicamente ordinata, attenta alle revisioni interne, corredata da apparati critici”.
Corrado Alvaro, La signora dell’isola

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