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sabato 6 ottobre 2012

La vera storia di don Verzé

La semplice testimonianza di una segretaria, al processo milanese per il crack del San Raffaele ha spiegato ieri tutto quello che la Procura di Milano ha evitato di accertare in un anno e mezzo. Confermando che si è trattato di una vicenda di signoraggio. Contro il potente in uscita, il prete veneto, e contro il Vaticano che dvev a subentrargli. A favore di Rotelli, il monopolista della sanità lombarda. Nonché azionista di riferimento della Rcs-Corriere della sera, per conto di Giovanni Bazoli, suo potente patrono..
Don Verzé avrebbe voluto che la struttura, una volta emersa la debolezza finanziaria, passasse al Vaticano. Per questo aveva allontanato tutti gli amministratori, compreso il suo vice Mario Cal, che il gruppo avevano portato al quasi fallimento, e premevano perché fosse invece ceduto all’industriale lombardo della sanità, Rotelli. Come poi avvenne. Grazie all’azione congiunta della Procura di Milano e del “Corriere della sera”. Una verità che si vuole occultare.
Il “Corriere della sera” dà grandi spazi al processo, senza menzionare i fatti – oggi omette la testimonianza della segretaria. Mentre continua a difendere Gotti Tedeschi, l’anti-Verzé che rese possibile l’operazione Rotelli da dentro il Vaticano, dove amministrava allora la banca Ior. Anche se al processo per le carte sottratte al papa, l’accusato Paolo Gabriele fa capire che il “corvo” è proprio Gotti Tedeschi. Gabriele si mise in casa i documenti del papa fin dagli inizi del suo incarico, nel 2006, ma li passò a Nuzzi all’inizio del 2011, quando si preparava l’attacco a don Verzé, su indicazione di un “importante professionista”. Anche questo è stato detto a un processo ieri, senza eco nel “Corriere della sera”.

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