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venerdì 6 settembre 2013

Due generazioni tradite in casa Alvaro

Un piccolo poema sinfonico della paternità, dell’amore coniugale, della famiglia, tra passioni e rifiuti. Lucrezia Francavilla ha ricordato in questa compilazione dieci anni fa il suo compagno Massimo Alvaro, a dieci anni dalla morte. Con le (poche, brevi, svogliate) interviste dello stesso Massimo in onore del padre Corrado, lo scrittore. E con i testi dello scrittore sul figlio, più spesso detto  “Cesarino”: poesie, racconti, rappresentazioni, divagazioni. Tanto resta da scrivere sull’amore paterno.
Un “apocrifo alvariano” chiama la compilazione nella nota introduttiva Nino Borsellino. Un’occasione per rileggere Corrado Alvaro. Una generazione è in queste poche righe della “Lettera al figlio”, febbraio 1945: “Ci richiudemmo come vecchi, nel guscio della casa; la nostra vecchiaia cominciò assai presto; e già prima dei capelli grigi furono grigi i pensieri”.
Massimo, bello e sportivo, di umori-amori incostanti, insomma un-altro-dal-padre, dovette combattere la guerra fascista benché antifascista per carattere. Fino all’arruolamento forzato nell’esercito repubblichino. Da cui disertò per combattere per un anno e mezzo con le formazioni comuniste sull’Appennino tosco-emiliano. Ebbe anche un figlio, Fabio, che poi vivrà negli Usa, con una compagna di cellula. Il che non lo salvò dall’espulsione dal Pci per “opportunismo e insubordinazione” – il partito a cui comunque rimarrà fedele. Anche per questo una storia emblematica – le due generazioni di mezzo del Novecento “tradite”.
Lucrezia Francavilla, a cura di, Cesarino, Iiriti, pp. 253 € 14,50

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