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lunedì 4 novembre 2013

Il detenuto (cautelare) preghi

Il carcerato cautelare Antonio Talarico, agli arresti domiciliari, non può uscire la domenica per la messa. Anche se la chiesa è a due passi da casa. La giudice torinese Eleonora Montserrat Pappalettere è adamantina nel diniego: “Non consentire la messa al detenuto non integra nessuna lesione del diritto costituzionalmente garantito alla libera professione della fede religiosa”. Poi dice che il laicismo puzza di sacrestia.
La giudice dev’essere però buona cristiana. Il divieto di messa  al Talarico, incolpato di falso in bilancio per colpa oggettiva, in quanto vicepresidente della Fonsai dei Ligresti, Eleonora Montserrat Pappalettere condisce con una lezione di catechismo: “Una grave causa” può esonerare “i fedeli dall’obbligo di partecipare alla liturgia eucaristica e alla liturgia della parola”. Obbligandoli, sulla base dei diritto canonico che la giudice cita, a dedicare “un congruo tempo alla preghiera, personalmente o in famiglia”. Poi dice che uno è anticlericale. Troppe giudici sanno di sacrestia. 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Puzzerebbe ben più di sacrestia lasciare uscire di galera il delinquente improvvisamente "devoto". Non pensa forse il detenuto in questione (amministratore delegato di Fonsai, che pare si sia imboscato un bel po' di milioni alla faccia dei fessi risparmiatori) che andrà all'inferno per ben altro, che non aver saltato qualche messa?
Indignata