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mercoledì 4 dicembre 2013

Alla carne non si comanda, di giorno

Il titolo è legato al film di Buñuel, che però è del 1967, quando Buñuel aveva perduto l’odore di zolfo – lo vira alla “critica della borghesia” (Leone d’Oro a Venezia, presidente Moravia). Come De Oliveira, che l’ha rifatto sette anni fa, “Bella sempre”, e ci voleva gli stessi protagonisti (Piccoli partecipò, Catherine Deneuve no) di quarant’anni prima, nei loro settant’anni invece che nei trenta. Il racconto è un crescendo di tensioni. Con un finale sbilenco, d’azione, ma ogni pagina è una degradazione, passiva, non si può dire nemmeno subita. Non una storia di masochismo, è il romanzo dell’animalità, contro ogni ragione e sentimento. Insostenibile, ma levigato: Kessel, che lo scrisse nel 1926, nato nel 1898 in Argentina, da padre ebreo lituano, cresciuto in Russia, volontario nell’aviazione francese a 18 anni, croce di guerra, commendatore, grand’ufficiale, Legione d’Onore, sarà nel 1962 accademico, con alamari e spadino. Nel titolo del resto evoca “Le belle della notte”, film ncora celebre di René Clair, 1952, con Gérard Philippe e Gina Lollobrigida.
Il risvolto vuole Sévérine, che si prostituisce per nessuna ragione, dalle tre alle cinque del pomeriggio, vittima di una trauma infantile, ma nel racconto non ce n’è traccia. Né Kessel è dell’opinione disidratata di Moravia - “il piacere che l’uomo e la donna si procurano l’un l’atra Non differisce che in apparenza dalla prostituzione”. No, Sévérine è donna di sentimenti forti, legatissima al marito benché frigida con lui. In realtà è tutto detto all’inizio: l’urgenza del corpo. Lo dice lui, chirurgo, a lei, che ne è invece la ministressa: “Il gusto della carne fino alla follia e alla morte – e non c’è arte più contagiosa della carnale”. Per cui lei, che prova disgusto la notte col marito amato, fa quello che gli rifiuta, senza traumi, nella casa d’appuntamenti, seppure solo per due ore, il pomeriggio.
È un prolungamento del Secondo Ottocento francese, poi Belle Epoque e Fine Secolo – che durerà a  Parigi negli Anni Folli fino alla guerra, la seconda, fin dentro l’Occupazione. Pieno di romanzi sulla donna-carne. Carne più che corpo. E quindi di prostitute, le “orizzontali” – è strano, ma non ci sono altre “eroine” in un secolo di romanzi francesi pure buoni, in Proust per esempio. Anche qui: non c’è la Storia, né la psicologia, c’è questa donna animale non domestico, non domesticabile. Implausibile? Kessel aggira la psicologia col diciottesimo secolo, la frase gira come nei “Legami pericolosi”, il genere è Laclos. Anzi diciassettesimo: da “preziose”, frigide e curiose. Con la “carta del tenero” non più dei sentimenti ma degli istinti.
Joseph Kessel, Bella di giorno, e\o, pp. 164 € 14

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