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lunedì 31 agosto 2015

La guerra contro “Živago”

È la storia della pubblicazione del “Dottor Živago”. Molto sul dettaglio, ed è il suo pregio, anche appassionante, poco sul contesto e la storia, ed è il suo limite: la vicenda fu politica, e non di poco conto. Non una censura, più o meno occhiuta e disdicevole come tutte le censure, ma il modo d’essere di una regime politico, il comunismo sovietico, tutto trucchi e disinformacija, e delle sue appendici europee, compreso, con tutti i distinguo che si vogliano, il Pci. Anche comunisti poi libertari, come Rossana Rossanda e altri del “Manifesto”. Dei quali diceva di più Carlo Feltrinelli in “Senior Service”. Feltrinelli invece viene fuori infine a figura piena. Uomo di partito, almeno a detta di Rossanda - che assicura Alicata-Togliatti di averlo torchiato per due ore e mezza. Curatore degli archivi socialisti e di Marx e Engels. Ma anche, con oculatezza, degli affari di famiglia (cellulosa, carta, vernici, scavatrici etc.).
Fu una brutta storia anche per venire dopo il disgelo e la destalinizzazione: una forma di pressione violenta su Pasternak e su Feltrinelli, per un libro – quel mondo “ideale” era fatto così, l’abbiamo scampata bella. Il Pci si portò poi accusatore. Ma non convinto, solo per opportunità, e dopo un molteplice impegno a favore di Mosca – era il Pci di Togliatti, su cui la valutazione storica rimane ancora vaga, ma che continuava, straccamente, le vecchie pratiche anche dopo la destalinizzazione.
È curiosamente un libro contro il Pci da dentro il Pci. Valerio Riva, l’editore reale del libro, c’è, ma come se fosse un impiegato. Non c’è l’effetto sull’Italia, e fuori d’Italia. 
Paolo Mancosu, Živago nella tempesta, Feltrinelli, pp. 496 € 29

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