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sabato 26 marzo 2016

La caccia al cristiano è sempre aperta

È caccia continua in Pakistan ai cristiani, singoli e in gruppo, a casa, in strada, in chiesa. Impunita.  In Egitto si era cominciata la caccia ai copti, comunità cristiana di spessore, demografico oltre che economico, impunemente sotto la presidenza Morsi, di un presidente cioè presentato come buon islamico, moderato. La Bosnia è il paese che manda più “volontari” al Califfo, dopo il Marocco e la Tunisia, in odio all’Europa, ai cristiani europei, non solo a quelli serbi. L’unico nemico che il Califfato combatte nei suoi pogrom antieuropei è il cristianesimo: la caccia è ai crociati cristiani, non all’imperialismo, al neo colonialismo, al potere militare.
Si guarda con pena il papa nella sua via crucis – a chiedere perdono a questo e a quello. Il papa è stato a volte un condottiero, e non ne abbiamo buona memoria. Ma ci sono vie di mezzo. L’Europa è debole perché si nega – nega anche il cristianesimo. Gli ingombranti vicini islamici glielo imputano, e l’Europa non risponde col viso dell’arme, se ne vergogna.
È la grande debolezza che l’islam arabo – anche quello moderato - ha individuato nel suo assedio. L’islam arabo è conquistatore anche nella finanza e nelle squadre di calcio, ma sa che può perdere tutto per un niente. Invece contro i cristiani può far seguire un affondo all’altro senza rischio, nessuno risponderà.
Non si tratta peraltro della sola offensiva islamica. Danno addosso al cristianesimo, e insomma all’Europa, buon numero di paesi asiatici. Per prima la Cina, dove si contano a migliaia ogni anno gli attacchi alle chiese cristiane. 

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