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mercoledì 23 marzo 2016

L'attacco è all'Europa

Una cattiva coscienza inutile e anzi dannosa, e una intelligenza bacata, o forse traditrice. È su questo doppio binario che la guerra si riproduce.
La guerra c’è, da quindici anni, provocata dall’Occidente per incapacità o perversione. Dall’11 settembre 2001, La risposta al primo grande attacco del nuovo terrorismo invece di indirizzarsi verso il suo santuario, il Pakistan, e verso i suoi finanziatori e fornitori, i potentati del Golfo, ha mirato a disorganizzare il resto del mondo arabo, l’Irak, il Nord Africa e la Siria, oltre all’Afghanistan. L’effetto è questa guerra che l’Occidente subisce, apparentemente incontrollabile.
L’incapacità non è da escludere. Ma senza improvvisazione: quello occidentale, ma meglio sarebbe da dire americano, è stato un approccio ora fallimentare ma ponderato, non improvvisato. Dal tempo della guerra del Golfo: una strategia di polizia internazionale, senza averne la capacità e nemmeno la possibilità -  missili e cacciabombardieri, per quanto invisibili, non fanno polizia, se non nella fantascienza. Si è antagonizzato un mondo immenso senza una strategia vincente, anzi con una perdente: liberando le forze del male. Col falso pretesto di esportare la democrazia, mentre si sapeva bene che le piazze arabe e islamiche si entusiasmano solo per gli attacchi riusciti all’Occidente - in particolare lo fecero per l’11 settembre - e non per sostituire un rais qualsiasi, un Mubarak o Gheddafi o Assad.
Diverso è il giudizio se la guerra al Medio Oriente, che è il vicino naturale dell’Europa, si vede per quello che è: la continuazione della guerra all’Europa stessa, iniziata dagli Usa di Kissinger nel 1973 con la guerra del petrolio. Proseguita con la dissoluzione della Jugoslavia. Con la guerra alla Serbia, e poi alla Russia, nel Caucaso e in Ucraina, camuffata come guerra a Putin, il nuovo zar con connesso sciocchezzaio. Infine finanziando e armando, moralmente (mullah, moschee, madrasse) e militarmente, le guerriglie e le tribù nel mondo arabo.

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