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lunedì 8 agosto 2016

La Sicilia meglio da vicino

Un apologo, ghino, ino ino, sull’Italiano pusillanime: imbroglione, violento, cambia casacca, e sempre fascista. Su fondo boccaccesco – la “biddrizza da fari spavento”, venticinquenne vedova, vedova due volte riceve in casa, ogni amante un giorno. Con una lettera di Giuseppina Torregrossa “Al Maestro”, per dare all’aneddoto consistenza di libro, quindi con molto rigaggio.
Torregrossa ringrazia Camilleri di aver dato cittadinanza alla parlata siciliana – che la scrittrice sembra ritenere una per tutta l’isola - con “le “e” larghe come la piazza di Vigata”, e le “”o” strascicate come la strata longa tra Vigata e Montelusa”. Ne è sicura Torregrossa, che il Maestro ha esorcizzato il siciliano? Gli italiani potrebbero risentirsi, di essere “targati” come nel racconto.
Torregrossa vuole anche insegnare a Camilleri che non è vero che le donne eccitano gli uomini: gli uomini sono porci senza bisogno di allettamenti. La Sicilia è meglio da vicino.
Andrea Camilleri, La targa, Rizzoli, pp. 87 € 10

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