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sabato 27 agosto 2016

Ma quanti sono i grillini, benché trini

Sarà una sorta di “fata morgana” della triarchia al vertice, Grillo, Di Maio e Di Battista, che si riflette in terra. Ma sembra che siamo tutti grillini, uni e trini. All’improvviso. Dopo il successo a Roma e a Torino: uno legge il giornale o apre la tv e si trova sommerso dai grillini, cosa (non) pensano e cosa (non) fanno.
Si fa come se Grillo avesse vinto il referendum istituzionale, mentre lo perderà (a meno che Berlusconi... v. sotto), e anzi sia già presidente del consiglio, sempre uno e trino. Mentre non fa che perdere voti.
A Roma ha vinto Raggi e a Torino Appendino perché le due “ragazze” hanno avuto i voti del centro-destra - a Roma anche quelli dei Pd “dalemiani”, nonché della vedova Petroselli, ultimo sindaco Pci. Dopo che Berlusconi aveva provveduto, perfido sapiente, a disinnescare i suoi candidati al primo turno. Raggi ha avuto al primo turno 461 mila voti, al ballottaggio 771 mila – mentre Giachetti, candidato di “un partito che non c’era” (non lo candidava e non si impegnava organizzativamente) ha raccolto nel suo orto, passando da 326 a 377 mila. Idem per Appendino a Torino: 118 mila voti al primo turno, 203 mila al ballottaggio, mentre Fassino raccoglieva i suoi, 160 mila al primo turno e 168 al ballottaggio.
Il centro-destra è in dissoluzione, e volentieri salterebbe nel carro di Grillo. Ma  non succederà. Grillo non li vuole – scomparirebbe. E gli elettori non li seguirebbero – votare contro Renzi una volta sì, ma per Grillo no.
Grillo, di suo, è in fase discendente: ha fatto il botto alle Politiche del 2013, con il 25,5 per cento del voto, 8,8 milioni. Una protesta di massa, che si sorprese da sé – i sondaggi davano il partito dei “vaffa” alla metà del risultato elettorale…. Alle Europee l’anno dopo era sceso di 4 punti e mezzo, con soli 5,8 milioni di voti. Effetto, si è detto, della minore attrazione delle Europee, con un’affluenza limitata al 57 per cento degli aventi diritto contro il 75 per cento delle Politiche. Ma il grillino va a votare, non se ne priva.
Grillo non raccoglie più degli 8-10 punti percentuali del voto, l’area della protesta di ogni elezione della Seconda Repubblica. Maggiore del 5 per cento, sui 2,5 milioni di elettori, della protesta fino al golpe di Milano, ma ugualmente instabile.
Il calo del resto è confermato dalle successive Regionali del 2004, 2005 e 2006, in tutte le regioni, dimezzando quasi ovunque i voti – anche se non in percentuale, per effetto della contrazione dei votanti, rispetto alle Politiche e alle stesse Europee (nel Veneto li ha ridotti a un terzo). Effetto dell’astensionismo? No, il voto di protesta è militante e non si perde un’elezione.

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