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venerdì 26 agosto 2016

Stupidario ecologico

Un cubetto di robiola viene al supermercato avvoltolato in tre involucri. Di natura differente, ma indefinita – carta? plastica? indifferenzaiata? Oltre a quello con cui viene confezionato. Un etto di prosciutto pure.

Ogni acquisto, anche di pochi grammi, al banco alimentare del supermercato richiede tre involucri, più un nuovo paio di guanti del banconista. Idem in rosticceria.
Involucri che bisogna affrettarsi a casa a disfare, altrimenti fanno imputridire gli alimenti nel frigorifero, con la condensa.

Gli involucri vengono spesso pesati col prodotto – ma quello è un altro problema.

Milioni di bustine di zucchero si sacrificano ogni giorno all’Unione Europea, all’ideologia  all’industria del packaging sotto le specie dell’igiene. Tonnellate di prodotto ogni giorno si buttano nella pattumiera. Oltre agli involucri – carta? plastica? indifferenziata?
Lo stesso per l’olio nell’insalata in caffetteria o in trattoria. E per l’aceto, e il sale. Con spreco quotidiano, enorme, di sostanza: ettolitri, quintali - di bassa qualità, ma questa non è attenuante.

Si raccoglie e si conferisce il rifiuto organico in buste a tenuta del liquido: di plastica? biodegradabile, idrosolubile?

I detersivi “naturali” da qualche anno consigliati e in uso intasano gli scarichi. E quando arrivano alle fogne?

“Bisogna ancora capire se, e in quale misura, gli inquinanti arrivano all’uomo, attraverso la catena alimentare e il cibo contaminato”, Maria Cristina Rossi, laboratorio Biomarker università di Siena. Ancora?

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