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sabato 27 agosto 2016

Tutti contro l’euro, ci sarà un motivo

Non è la burocrazia né l’affarismo della Ue ad allontanare i consensi, ma l’euro: tutti i movimenti di protesta anti-Bruxelles, in Italia Grillo e la Lega, crescono sull’avversione all’euro. Non alla moneta unica, come denominazione, che è comoda, lo vedono tutti, ma ai danni procurati dall’euro. Che a pensarci sono devastanti: hanno sfiancato il cosiddetto ceto medio, la metà dei cittadini dell’Europa, indebolendo di conseguenza anche il quarto più povero: il 75 per cento degli europei. Si dice la crisi, che va per il decimo anno, conseguenza del crac bancario Usa nel 2007, ma da quello sono risanati tutti, l’Europa si dissangua con l’euro.
Come col Brexit in Gran Bretagna - effetto dell’euro anche se Londra non ne faceva parte - dappertutto sono consolidati e crescono i movimenti anti-euro. In Francia e in Austria, dove sono maggioranza, in Germania, forti di molti intellettuali, anche economisti, e ora di un partito euroscettico, Alternative für Deutschland, in Spagna, in Grecia ovviamente, in Olanda. La stessa libera circolazione, altro imputato europeo nelle opinioni pubbliche nazionali, si lega all’euro: Schengen è figlio-a di Maastricht.
Il peccato d’origine, rimosso di forza, è capitale: il raddoppio dei prezzi quindici anni fa. Che metodologie appositamente elaborate non hanno fatto rilevare agli istituti di statistica, ma i consumatori hanno avvertito su tutti i capitoli di spesa, giornalieri e per beni intermedi – anche in Germania, dove l’euro si è voluto a due volte il vecchio marco. E i risparmiatori nel “dimezzamento” , non solo psicologico, del capitale, e nel crollo successivo della remunerazione del risparmio, fino agli interessi negativi: si paga per risparmiare….
La stabilità, che la Germania dichiara bene assoluto in un’Europa divisa e anarcoide, è di fatto una camicia di Nesso. Due tratti molto negativi sono legati in positivo con un trucco: bassi interessi in assenza d’inflazione, che di più virtuoso? Ma il trentenne che ha preso il mutuo in banca s’accorge subito che non è così. L’effetto reddito è azzerato. Lui non migliora e non può migliorare la sua situazione reddituale, e quindi l’interesse da pagare pesa sempre, ancorché contenuto.
Ancora prima di arrivare alla deflazione dichiarata (statisticamente rilevata), essa c’era di fatto. Il reddito da lavoro ristagna o s’indebolisce in termini di potere d’acquisto – in Italia già per effetto della crisi del 1992. Il capitale non si riproduce e anzi si strizza. La creazione di capitale è da un quindicennio limitata, tendenzialmente coartata. Quando si produce – quantitative easing – è a beneficio delle banche. I redditi cosiddetti medi - in realtà il reddito della nazione, delle famiglie, dei lavoratori, dei pensionati -  è imploso, chiuso in gabbia, e non ha vie d’uscita (impieghi alternativi) possibili.
Pagare per risparmiare ha dell’incredibile: una novità totale, e molto sciocca. Anche una cosa che tutti sanno. Ma non si dice. E questo muove l’avversione: cos’è questo euro, un complotto, che nessun giornalista se ne accorge? Il senso di abbandono, o di sfiducia, è totale.

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