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mercoledì 25 gennaio 2017

Perché abbattere le banche italiane, col capitale

C’è una ragione nella violenza della Vigilanza Bce contro le banche, e ora in particolare contro le banche italiane. Alle quali impone ricapitalizzazioni a cascata – son le più capitalizzate d’Europa – che le indeboliscono invece di rafforzarle. Un circolo vizioso frutto non di incompetenza ma di una strategia. Esercitata dalla responsabile francese, Danièle Nouy, col supporto della Bundesbank – anche in chiave bancaria vige l’asse franco-tedesco.
La ragione è in parte nota. La Bundesbank ha ricapitalizzato le sue banche, le più a rischio di tutte, per prima. Con la benevola disattenzione degli altri paesi membri verso una pratica per molti aspetti concorrenziale. Per 250 miliardi, dieci volte le ricapitalizzazioni italiane.
La Francia c’entra nella violenza della Vigilanza Bce perché l’ha esercitata per prima. Nel quadro della politica di privilegio ai grandi interessi (molto visibili ora anche in Italia) che concorre per buona a parte alla disistima record coagulata dal presidente socialista Hollande. Nella seconda fase della crisi, dal 2011, la politica francese è stata di moltiplicare i fallimenti, per ripulire i bilanci delle banche dei crediti incagliati o non performing loans. La media dei fallimenti annui è stata di 60 mila imprese, piccole e piccolissime. Il doppio che in Italia, a parità di popolazione.
Nei primi anni della crisi, rileva la Deutsche Bank,  Francia e Germania hanno seguito politiche antitetiche. La Germania ha ridotto il credito, sia alle famiglie che alle imprese, rispettivamente di un 14 e di un 4 per cento. La Francia invece ha fatto in un primo tempo come l’Italia, ha accresciuto il credito in funzione anticiclica, per compensare le politiche di bilancio restrittive. L’Italia lo ha aumentato di un 7 e di un 14 per cento, la Francia di più, del 17 alle famiglie e del 24 alle imprese.
Poi è intervenuta la rigida selezione. Per cui gli npl sono passati in questi cinque anni in Italia da 200 a 320 miliardi. Mentre la Francia li ha tenuti dimezzati, a 150 miliardi.

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