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mercoledì 25 gennaio 2017

Azzoppare l’anatra Draghi

L’incongruo procedimento dell’Ombudsman, o mediatore etico, europeo contro Draghi per conflitto d’interessi, per fare parte del Gruppo Bilderberg, rende manifesta la guerra sotterranea in corso da tempo, a Parigi e a Berlino, contro il presidente della Bce. Con l’obiettivo di indebolirlo – sostituirlo non si può – e di riflesso indebolire la posizione italiana, nella finanza e negli affari. Quello che il gergo americano dice “azzoppare l’anitra”: il lame duck  è solitamente l’autorità non rimovibile, che però si porta all’impedimento, indebolendola.
Draghi è un avversario da sterilizzare, non potendolo rimuovere. Ha completato con pieno successo il mandato per cui fu “assunto” da Berlino: salvare le banche tedesche. Lo fece, con 250 miliardi (la “Grande Bertha”). Poi ha fatto cose che il fronte franco-tedesco, intento a spolpare l’Italia a prezzi di realizzo, non ha gradito. La presidenza della Bce, non rinnovabile, dura otto anni: quella di Draghi scade quindi a novembre 2019, fra tre anni.
Il gruppo Bilderberg è un foro di dibattito, esiste da un quarantennio, riunisce banchieri e intellettuali, ed è succeduto alla Trilateral proprio per rendere più pubbliche le sue discussioni. A Draghi era stato fatto colpa di appartenervi già a metà 2012, sempre presso il Mediatore europeo, e sempre su denuncia di un altrimenti ignoto Corporate Europe Observatory. Il Mediatore dell’epoca, Nikiforos Diamantoros, aveva dismesso subito la “notizia”. Il suo successore, una giornalista televisiva irlandese, sta invece montandoci uno scandalo.
Anche nel 2012 se ne fece uno scandalo. A Parigi, su iniziativa del presidente eletto Hollande, via “Le Monde”, al quale fu data la notizia dell’indagine a carico di Draghi che invece allora non si fece. Hollande si muoveva nell’alveo della politica antitaliana del suo predecessore Sarkozy.
Draghi s’è proposto di salvare l’euro. La missione è  riuscita e ora dà fastidio. Soprattutto con la politica anti-deflazione:  la Germania si ritiene fuori dalla deflazione, e danneggiata dalla politica degli interessi zero-negativi. Ma il resto dell’Europa è sicuramente in deflazione e Draghi tiene duro. Un altro motivo di scontro, dopo il quantitative easing.
Draghi è anche, seppure non dichiarato, l’unico argine contro la manomissione del sistema bancario italiano. A opera del suo capo della Vigilanza – che però negli statuti Bce è autonoma: la terribile Nouy, un’impiegata francese traslocata a Francoforte. Col compito di dissolvere le banche italiane?


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