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martedì 2 maggio 2017

Il connubio delle specie al Colosseo quadrato

Dopo le rassegne che lo hanno visto protagonista a New York e nelle capitali europee dell’arte, a Parigi i giardini di Versailles e le Tuileries, il settantenne scultore torinese capofila dell’Arte Povera ha una personale anche in Italia – su iniziativa di Lmvh, il colosso fracencese del lusso padrone di Fendi. Tre sculture-installazioni arboree. In un ambiente del tutto innaturale che finisce per essere “naturale”: il “Colosseo quadrato” dell’Eur a Roma, gli spazi aerei novecenteschi sfuggiti finora a qualsiasi progetto d’uso – svanita l’idea imperiale della committenza, al tempo di Mussolini, del “monumento” alla potenza, il monumento all’inutile.
Un’idea semplicissima e affascinante. A partire dalla “siepe” d’ingresso del complesso di marmo e travertino. Un “Abete”, una grande scultura alta venti metri, anima la fronte imponente dell’edificio. Dentro, le installazioni sembrano trovare nell’ambiente solenne, un po’ perso, la loro collocazione naturale, e finalmente gli danno vita. La serie “Foglie di pietra” è una sorta di giardino d’inverno, ricreato in bronzo, e in blocchi di marmo scolpiti come capitelli antichi. “Ripetere il bosco” è il progetto più antico di Penone, risale al 1969, e si completa a Roma con una serie di tronchi recuperati da blocchi di legno. “Matrice” è un’installazione che si presenta sperduta: lunga 30 metri, le due sezioni di un tronco di abete disposte in continuo, entrambe scavate seguendo l’anello più recente di crescita. E invece si mostra fresca nella nudità, e riesce a scaldare i freddi marmi dell’immenso ingresso del monumento. Un’umanità contagiosa creata per magia, da elementi minerali e mineralizzati. Un connubio delle specie, vegetali in forma, minerali in sostanza, con afflato umano, a suo modo parlante.
Giuseppe Penone, Matrice, Fondazione Fendi, Palazzo dela Civiltà del Lavoro, Eur Roma

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