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sabato 29 luglio 2017

Alla rete le colpe del giornalismo

Giuseppe Alessandro Veltri, professore di Sociologia a Trento, e Giuseppe Di Caterino, “consulente politico in ambito parlamentare”, presumibilmente Pd, resuscitano l’immagine della bolla, del “Truman Show”, il film di Peter Weir vent’anni fa, per dire il vuoto della politica. Il bla-bla inalterabile. Lo svuotamento delle parole chiave, informazione, democrazia, fiducia.
Una regressione indubbiamente, non è una novità: la perdita della speranza, che è l’anima della politica. Di cui però fanno la colpa alla rete. Per l’effetto egemonia delle parole, se non delle idee (Gramsci). E per l’elettrificazione della comunicazione e quindi del mondo, unificato e istantaneo (McLuhan). È il “tramonto delle grandi narrazioni”, dice Di Caterino, di cui, “da un certo punto di vista Berlusconi, Renzi, Grillo sono figli”.
Molte molto buone intenzioni. Ma la rete ha questo e molto altro - è una macchina gigantesca di miti e riti. E c’è più “grande narrazione”, peraltro televisiva, di Grillo o Berlusconi, o dello stesso Renzi prima della “tramvata”? È il giornalismo che invece non ha altro, la vecchia opinione pubblica – ma dirlo è indigesto?
Giuseppe A.Veltri-Giuseppe Di Caterino, Fuori dalla bolla, Mimesis, pp. 103, ill. € 11 

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