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giovedì 21 dicembre 2017

Poirot viene da Pirandello

Molto Branagh – molto “effettone”, a partire dal Branach-Poirot. Ma riesce a far rivivere la storiaccia forse più nota di tutto il cinema, dopo la serie tv dei Poirot, il film di Sidney Lumet  nel 1974 (onorato alla prima dalla scrittrice alla sua ultima uscita, e dalla regina Elisabetta) con Albert Finney - è su quest’ultimo che Branagh si misura, suo successore quale “miglior uomo di scena” britannico. Grazie anche a un nugolo di caratterizzazioni affidate a nomi forti, Michelle Pfeiffer, Penelope Cruz, etc..
Il tema è quello degli anni 1930 dopo il caso Lindbergh: il rapimento dei bambini a scopo di riscatto. La vendetta.
Dalle sovraesposte caratterizzazioni di Branagh emerge la ragione forse del successo dei Christie-Poirot: il gioco o intercambio delle identità. In A.Christie, dopo Pirandello, ognuno è o può essere un altro. E le ragioni cattive possono essere buone, e viceversa: una sorta di anticipo della post-verità.
Il racconto, scritto in albergo a Istanbul nel Pera Palace nel 1930 e pubblicato nel 1933, fu ideato nel viaggio in Oriente, fino a Baghdad, che A. Christie fece nel 1929 per dimenticare il marito – tre anni prima se ne era scoperta tradita con la segretaria. Un viaggio nel quale incontrò  l’archeologo Mallowan, molto più giovane, col quale si consolerà risposandosi l’anno dopo.
Kenneth Branagh, Assassinio sull’Orient-Express

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