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martedì 13 febbraio 2018

Vite inamabili dei grandi scrittori italiani

Una sorta di graphic novel e un repertorio amabile. Di nessun segreto e poche curiosità - a parte le illustrazioni di Guaita. Leopardi divora gelati. Pasolini non sa perdere le partitelle. Machiavelli (il Cinquecento) scrive liberamente di sesso. Le ricette del futurismo, gastronomiche. Elsa Morante la pazza in piazza, a Venezia. Che la mostra a… Visconti. Oppure i grandi letterati italiani non  hanno passioni, se non leggere e scrivere.
Le vite segrete sono necessariamente sconvenienti. Ma le sconvenienze italiane sono – necessariamente? . di letto. Non altre. Quindi di non grande fantasia, il catalogo è quello. L’aneddotica è così fissa. Le vite raccontate invece no, Di Giovanni fa sinossi di meraviglia.
Con qualche errore. Camus non può aver confidato a Simone Weil nel 1957 che il Nobel per la Letteratura l’avrebbe meglio meritato Silone. Lo scherzo a Gadda di Livio Garzanti, che lo invitò a banchetto per fargli servire una misera pizza non può essersi svolto al Passetto, “il” Passetto non faceva pizze. Oriana Fallaci non può avere lasciato il bar, che poco dopo salterà in aria, per “recarsi in redazione”, non a Saigon, non c’erano redazioni. Con mancanze gustose, più di alcune presenze, Soldati, Bassani, i poeti soprattutto, Montale, Quasimodo, Saba. Con poche donne, e non le mgliori – Serao, Morante, Fallaci.

Lorenzo Di Giovanni-Tommaso Guaita, Vite segrete dei grandi scrittori italiani, Electa, reminders, pp. iIl. € 9,95


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