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lunedì 23 aprile 2018

Il maestro dell'angoscia

Senza respiro, ogni pagina un nuovo allarme: Fatto di niente, spesso solo il tempo atmosferico, ma angoscioso. Sarà per questo che Savinio voleva Simenon “un Dostoevskij”, seppure “mancato”.
Lui di suo si voleva Gogol. In un’intervista con André Parinaud, che gli proponeva come modelli Balzac, Gogol e Dostoevskij, decideva rapido: “Certamente Gogol”. E di Gogol “le «Anime morte», senza dubbio, e soprattutto lo spirito creativo di Gogol, il suo modo di ricreare il mondo”. Lui stesso a seguire proponendo: “Come secondo padrino prenderei Cechov”.
Dunque, un po’ ci prende in giro, non è l’Autore che ci tormenta perché tormentato – a parte il fatto,  vero o inventato che sia, che non lasciava passare giorno senza una donna, meglio prostituta.
La storia è del plat pays di Jacques Brel, in tutte le stagioni un pantano. Di abiezione ordinaria. Per di più svolta in fiammingo, per dire una lingua incomprensibile – uno degli exploit della narrazione è di “tradurre” l’incomprensibile: tutto è torbido, ma non sappiamo cosa.
Georges Simenon, La casa sul canale, Adelphi, pp. 161 € 10

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