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domenica 2 dicembre 2018

La scrittura è postuma

È una delle operette morali, che meriterebbe un ripescaggio autonomo, ora che scrivere è diventato una professione, di ampia applicazione, anche se è professione non riconosciuta, non ha un ordine professionale  – ci sono più scrittori che giornalisti. In dodici capitoli, sotto forma di lettera a Parini, come all’ultimo dei poeti italiani, Leopardi nel 1824 immagina un giovane autore chiedersi a che pro, se ne vale la pena, e come.
“Il” Parini, “uno dei pochissimi Italiani che all’eccellenza nelle lettere congiunsero la profondità dei pensieri”, venuto alla fine di un percorso “di singolare innocenza, pietà verso gl’infelici e verso la patria, fede verso gli amici, nobiltà d’animo, e costanza contro le avversità della natura e della fortuna, che travagliarono tutta la sua vita misera ed umile, finché la morte lo trasse dall’oscurità”, anche lui insomma postumo, prende a spiegare a un giovane allievo la sostanza del suo e nostro mestiere. La conclusione “del” Parini è mesta: “Gli altri attendono a operare, per quanto concedono i tempi, e a godere, quanto comporta questa condizione mortale. Gli scrittori grandi, incapaci, per natura o per abito, di molti piaceri umani; privi di altri molti per volontà; non di rado negletti nel consorzio degli uomini, se non forse dai pochi che seguono i medesimi studi; hanno per destino di condurre una vita simile alla morte, e vivere, se pur l’ottengono, dopo sepolti”. Tutti insomma D.O.A., dead on arrival, morti al traguardo. Ma con un ultimo colpo di coda: “Ma il nostro fato, dove che egli ci tragga, è da seguire con animo forte e grande; la qual cosa è richiesta massime alla tua virtù, e di quelli che ti somigliano”. Scrivere è azione virtuosa? Sì, poiché è un’impresa a ostacoli – “il” Parini ne elenca cinque.
La “lettera” riprende Tim Parks, sintetizzandola, sulla “New York Review of Books”. Con l’aggiunta di un sesto ostacolo, o settimo o ottavo, con le strategie di marketing e promozione, fino alle tecniche di pubblicazione globale, le scuole di scrittura, il politicamente corretto. Dacché Victor Hugo, nel 1862, dopo aver incassato uno dei maggiori anticipi della storia dell’editoria per “I miserabili”, pretese di curarne il lancio: traduzioni immediate per la pubblicazione simultanea in molti paesi, e una campagna di manifesti aggressivi nelle maggiori città, con la “difesa dei poveri” e il “bene morale”.
Giacomo Leopardi, Il Parini ovvero della gloria
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