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sabato 1 dicembre 2018

Letture - 366

letterautore


Calipso – È la non-vita, nell’eterna copula o amore. È l’esito di una ricorrente rilettura dell’“Odissea” del grecista americano C.D.C.Reeve, traduttore di Platone e Aristotele, che il greco insegna all’università della Carolina del Nord, a Chapel Hill: “Ls vita eterna e la giovinezza che essa offre vengono a un prezzo troppo caro. Essere Nessuno per sempre è una morte vivente. Il sesso, anche quello anonimo, con una ninfa, non compensa. Anche se Calipso e Odisseo hanno fatto l’amore ogni notte per sette anni (circa 2.500 volte), non han figli”. Non è un beneficio: “L’assenza di progenie segnala l’assenza di un futuro, e con esso l’assenza della storia. Ecco perché Odisseo piange in Ogigia, e non vede l’ora di partire. Vuole la sua vita indietro”. .

Freud – “Freud aveva il desiderio «nevrotico» di recarsi a Roma, ma non è stato in grado di visitare la città prima dei 45 anni perché si identificava molto profondamente con il generale cartaginese Annibale” – M.M. Owen. “Freud non è morto”, “Style Magazine” dicembre, e

E. Jünger – Di “insolito talento letterario” lo dice Heidegger, “Note I-V”, 95. Ma “il risoluto talento e lo stile di Ernst Jünger” dice subito dopo “strumentali”. Anche se eccezionalmente dotati: “A differenza delle piattezze qui divenute usuali”, qui in Germania, nel 1945-1946, dopo la sconfitta, con molto parlare di “cristianesimo” e di “teologia”, “il suo esprit troverà qualche formula o descrizioni sorprendenti”.

Lo accomuna a Spengler lo stesso Heidegger nel “quaderno nero” successivo, il “Note II”, 228, in una ripassata perfida: “Le migliori e più efficaci popolarizzazioni della metafisica di Nietzsche”, abominio per Heidegger, “ sono rappresentate, da noi, da Spengler e Ernst Jünger. I due sono diversi; il secondo scrive già prendendo le mosse dal primo, eppure con uno sguardo essenziale sull’“operaio” di fronte al quale, naturalmente, egli indietreggia intimorito. Entrambi sono scrittori la cui capacità consiste, nell’uno, nella ricchezza della prospettiva e nello sguardo fisiognomico, nell’altro nello sguardo tecnico-soldatesco e nell’artificiosità della formulazione”.
Jünger e Heidegger verranno a loro volta accomunati qualche anno dopo, coautori di “Oltre la linea”. “Oltre la linea” è un saggio che Jünger, nietzscheano, aveva scritto per il sessantesimo anniversario di Heidegger - cui Hedegger rispondeva con “La questione dell’essere”, cioè col rifiuto di Nietzsche, cinque anni dopo.

Odissea – Un poema “irreale” e anzi filosofico, lo vuole C.D.C. Reeve dopo avere analizzato il capitolo Calipso: “Ogigia è un’isola irreale. E lo stesso è vero di tutti gli altri posti che Odisseo visita prima di finire a Ogigia. I suoi viaggi nel poema non sono in spazi reali, perché lui non è il l’Odisseo reale mentre è lì. La forma apparentemente strana del poema, che è spesso rimarcata, in cui il reale e il magico si mescolano, non è affatto realmente strana”. Odisseo è alla ricerca di se stesso, è l’idea del grecista britannico.
Gli apparenti difetti di costruzione si direbbe lo confermino. I quattro capitoli iniziali su Telemaco, il figlio, il futuro, la storia, la realtà. Che va alla ricerca del padre “irreale”, da lui mai conosciuto. Di cui arriva a mettere in dubbio la paternità. Accompagnato da Atena camuffata da Mentore. La vicenda in Ogigia, tra magia e avventura. La storiaccia di Itaca. Della donna di casa fedele, progenie di Perseo, che intrattiene decine di giovanissimi pretendenti.

Omero – Le donne in Omero, tema ora in America - di alcuni romanzi, “The silence of Girls”, di Pat Barker, “Circe” di Madeline Miller, non ché di molti scritti della grecista Patricia Storace - ,  sono un problema. In Omero, ovvero nell’antica Grecia. Una nota tesi vorrebbe Omero donna, di Samuel Butler. Ma il modo di essere greco andava forse al di là delle possibili intenzioni del poeta. Erodoto, quindi in epoca storica, apre le “Storie” con la considerazione che le donne sono causa di guerra. Giungendo a questa conclusione, quando si arriva alla guerra di Troia dopo reciproci rapimenti di donne tra greci e barbari – nella zoppicante traduzione Oscar: “I barbari ritengono che rapire donne sia azione da delinquenti, ma che preoccuparsi di vendicare delitti del genere sia pensiero da dissennati: l’unico atteggiamento degno di un saggio è non tenere il minimo conto di donne rapite, perché è evidente che non le si potrebbe rapire se non fossero consenzienti”. 
Il tema del romanzo di Pat Barker , “The silence of Girls”, è anch’esso storico. Le donne degli eroi alla guerra di Troia, come di ogni altra storia greca, bellica e non, sono spose schiave, comunque vinte in guerra, al meglio motivo di violenza. Briseide per esempio, Ippodamia figlia di Briseo, presa in sposa da Achille dopo che aveva ucciso il marito Minete, contesa ad Achille da Agamennone. Senza personalità propria, e senza difesa o conforto. E l’elusiva Elena si può aggiungere, che la guerra ha provocato: le donne sono motivo di guerra. Erodoto è pieno, di donne prese in sposa dai greci dopo lo sterminio dei loro padri, mariti, figli, “barbari” ma anche greci. Impedite per legge di sedere a tavola con i mariti o di interpellarli per nome.  

Pasolini – Fu malapartiano. È ricordato (celebrato) non per la poesia, e nemmeno per i romanzi né per il cinema, ma per gli scritti polemici (“civili”). Che erano genere malapartiano, dei “Battibecchi”- creare scandalo. Genere morale, ma anche esibizionista (opportunista).
Si dice l’antitesi di D’Annunzio, di D’Annunzio poeta, dell’estetismo parnassiano. Ma fu malapartiano, un D’Annunzio personaggio a bassa intensità, sempre all’orza, surfista forse tormentato ma abile. In ogni manifestazione: la polemica, l’ambiguità politica, il culto fisico, l’ambiguità morale, lo scrittore-personaggio, il presenzialismo, la narrativa splash, in “Petrolio” come in “La pelle”, ma anche prima, “Una vita violenta”.

Scrivere – Si scrive “per una qualche ferita dei primissimi tempi”, si dice Paul Auster in “Diario d’inverno”: “Perché altrimenti avresti speso tutta la tua vita adulta distillando-spremendo parole su una pagina?”.

Tucidide – Spiega meglio il populismo, tra le tante cose che spiega? È la tesi del grecista americano Edward Mendelson in “What Thucydides knew about the US today”, sulla “New York Review of Books”. Tucidide ha singolare fortuna negli Stati Uniti in questa fase della politica, interna ed estera, americana. La voluminosa “Trappola di Tucidide” dello storico Allison, che sviluppa la constatazione di Kissinger, in “Ordine mondiale”, che in 14 casi su 17 di potenze emergenti nella storia europea l’esito è stato una guerra per l’egemonia, è stata anche tradotta. Mendelson ci trova contento, da antitrumpiano, la spiegazione del cosiddetto “populismo”. All’indomani della vittoria di Trump si trova a rileggere sorpreso la traccia di un tema che prima del voto aveva assegnato per il giorno dopo, tratto dalla “Storia della guerra del Peloponneso”, dove Tucidide descrive lo scoppio della guerra civile a Corfù nel 427. “C’era la vendetta che si prendevano nell’ora del trionfo queli che in passato erano stati arrogantemente oppressi invece che governati saggiamente; c’erano le risoluzioni malvagie prese da quelli che, sotto le pressione della malasorte, volevano sfuggire alla loro condizione di povertà e bramavano i beni dei loro vicini; c’erano gli atti selvaggi e spietati cui molti venivano indotti non tanto per il guadagno quanto perché erano spinti alla distruzione reciproca da passioni ingovernabili”.
La rivolta “anti-casta” come guerra civile è un azzardo. E non è una novità, la politica ha sempre navigato tra estremi, ci sono stai partiti fascisti e partiti comunisti nelle migliori democrazie, molto popolari. Ma la politica, dice tra le righe Tucidide, è un fatto di passioni poco cool o razionali.


letterautore@antiit.eu

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