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sabato 22 febbraio 2020

La sindrome lombarda

Sabato 22 febbraio 2020, il giorno della nuova peste in Lombardia il “Corriere della sera” apre a tutta pagina: “Il virus in Italia: un morto in Veneto”. Milano e dintorni confinando a quattro parole in un affollato “catenaccio”: “In Lombardia 15 casi”.
Non è un infortunio, è calcolo e modo di essere. La spazzatura che la Lombardia produce , abbondante, va buttata al piano di sotto. Si è tentato con la Toscana, ora vediamo.
Se è lecito sorriderne, il “Corriere dela sera” di oggi era già nell’allegro Malaparte di “Benedetti italiani”: “Quando c’è qualche accusa da muovere agli Italiani,sempre quelli di su la scaricano sule spalle di quelli del piano di sotto”, e aggiungeva “specie i lombardi” – che “parlano a voce alta, speso gridando”. Era la Lega, ma lo scrittore non poteva saperlo: era un modo di essere.
L’epidemia lombarda è raccapricciante per imprevidenza e incompetenza, ma anche per leggerezza. A Roma, con le precauzioni, il contagio si isola, e si guarisce anche, a Milano e nel Veneto il contagio si diffonde.

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