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sabato 1 febbraio 2020

L’Italia all’estinzione

Niente nascite, niente futuro. “Il Paese ai tempi del malessere demografico” è il sottotitolo. Non catastrofico, il deficit demografico si può colmare con l’immigrazione. Che in un paese solido è un arricchimento e non un problema – gli Stati Uniti, la maggiore potenza mondiale, sono un paese di immigrati. A condizione però di un riordino generale, a partire dalla cultura. Che si può sostenere con uno Stato solido, sorretto da uno spirito nazionale compatto.
Golini, decano dei demografi italiani, lo sa da tempo. Lo prospetta dagli anni dagli anni Novanta - succedendo peraltro a Massimo Livi Bacci, che già negli anni da bere”, yuppie, dell’Italia riccastra e rampante, avvertiva che senza nascite non c’è futuro. Le proiezioni Onu, difficilmente a questo punto modificabili, danno all’Italia nel 2050 una popolazione di 54 milioni di abitanti, rispetto ai 60 che conta da una trentina d’anni a questa parte. I malthusiani del controllo delle nascite dovrebbero esere contenti, tutto va per il meglio: meno bocche da sfamare, più elevato il reddito pro capite. E invece sono preoccupati anche loro. Per almeno tre motivi: per quanto ridotta, la popolazione sarà prevalentemente di vecchi; per i quali non ci saranno più abbastanza risorse, per le pensioni e la sanità; il collasso travolgerà anche i (pochi) giovani e attivi.
Lo Prete non ha dubbi, in demografia il futuro è noto: “Altri dieci anni così e il paese sarà morto”. Conciso e anche severo: “Si parla di emergenza demografica, ma abbiamo un calo delle nascite da venti anni”. Da venticinque per l’esattezza, il primo segnale veniva raccolto da “Il Mondo” nel 1995. E niente è stato fatto in questo quarto di secolo per invertire la tendenza: favorire la costituzione di nuclei familiari (alloggio), accudire gli infanti, consentire eventualmente a un coniuge di non lavorare, per un periodo più o meno lungo (gli assegni familiari coprono in Francia con tre figli lo stipendio iniziale), favorire il reinserimento al lavoro dopo la maternità.
Forse no, l’Italia non finirà in un decennio, forse si terrà su con gli immigrati. Ma non per sempre, finché il suo patrimonio di conoscenze e di (scarso) capitale non si sarà esaurito. E non nella leggerezza di spirito, o superficialità, oggi dominante. Meno donne fanno meno figli. Per i problemi economici noti: il caro-casa, il reddito sempre più incerto e in calo, l’insopprimibile allargamento della presenza femminile nel mercato del lavoro. E per problemi anche di genere a generare. Ma il tutto nella spensieratezza, che è la cifra dell’Italia in ogni aspetto: non solo non si rimedia, non se ne parla neanche.
Santo Mazzarino, lo studioso del crollo dell’impero romano, diceva la decadenza segnata dalla depressione. No, è segnata dall’allegria – dalla frivolezza.
Antonio Golini-Marco Valerio Lo Prete, Italiani poca gente, Luiss, pp. 221, ill,. € 14

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