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venerdì 31 luglio 2020

Machiavelli&Co, o come l’Italia perse la guerra

Non un Machiavelli gay, come il titolo suggerirebbe - che anzi Simonetta dice piuttosto “maschio alfa”. Semmai degli amori clandestini del segretario fiorentino con una cantante, la novità del libro, esclusa dal titolo. Ma Machiavelli c’entra poco, il racconto è di ventitré personaggi di Firenze primo Cinquecento, che in qualche modo incrociano, o non incrociano, Machiavelli, una sorta di spirito della città.
“23 personaggi in cerca di Machiavelli”, spiega l’autore in premessa, “compaiono in diversi capitoli, ma da diversi punti di vista, come in  certi romanzi in soggettiva prismatica”. Ventitré “amici, nemici, falsi amici, cortigiani, colleghi e finanche un’amante”, per “un ritratto collettivo e ricco di sfaccettature” dell’elusivo “messer Niccolò amaro” (Gadda). Ma il segretario fiorentino ricorre più che altro come falso scopo, per allusioni alle opere e alla vita – qui amara più che fortunata.
Di fatto una galleria interessantissima. Di presenze anche marginali, semplici evocazioni, da Ariosto a Francesco Ghidetti, ma per un contesto sorprendente. Una galleria di personaggi anche formidabili, Francesco Guicciardini naturalmente, i tanti Strozzi, il Bibbiena, i fratelli Vettori. Riesumati attraverso le lettere - Simonetta, autore già di storie fortunate del Rinascimento, Montefeltro, i Medici (il lato oscuro dei Medici), Caterina dei Medici, è curatore dell’edizione nazionale dell’epistolario di Machiavelli. Con una lettura generale imperiale – filo Carlo V - e anti-medicea. Fra i discendenti per così dire problematici del Magnifico e i due papi Medici, Leone X e Clemente VII. Che si celebrano per la munificenza, ma qui sono visti nella pochezza politica, nel nepotismo sfrenato, e nelle spese illimitate fra soprusi di ogni genere. “In quella durissima lotta per la sopravvivenza”, ripete Simonetta, “che chiamiamo con il nome edulcorato di «Rinascimento». Di una politica medicea e fiorentina molto al di sotto dell’immagine: in città si giustiziavano le persone per nessuna colpa, i due papi Medici furono letali per l’Italia.
Un tentativo piuttosto di immaginare Machiavelli in privato dalle lettere e le storie dei suoi amici e corrispondenti più costanti. Ma un Machiavelli in ombra, se non  nell’eterna ricerca di un po’ di fortuna, della fortuna materiale, nelle alterne vicende dei Medici e della Repubblica. Dalle quali esce più o meno sempre perdente, a differenza dei più dei suoi corrispondenti, i Vettori per esempio, o gli Strozzi. Anche se si professa di proposito “dissimulatore” – nella “celebre lettera” a Francesco Guicciardini del 17 maggio 1521.   
Un altro spaccato degli anni, i primi decenni del ‘500, in cui l’Italia perdette ogni progetto politico di autonomia sotto i colpi di Francia e Spagna. Molto machiavellismo era di questi amici, era del tempo. Di Firenze, in lotta costante tra signoria e repubblica, del papato, in lotta con l’imperatore. Nella sproporzione sempre delle forze, che la divisione politica italiana accentuava – erano leghe sempre, controverse, contestate, contro solide armate nazionali.

Marcello Simonetta, Tutti gli uomini di Machiavelli, Rizzoli, pp. 250, ril. € 18


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