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lunedì 15 febbraio 2021

Cronache dell’altro mondo – divistiche (93)

Bruce Springsteen ha guidato ubriaco? Una guardia lo attendeva al varco nel parco Gateway National Recreation Area, e lo ha arrestato. Anche se il suo tasso alcolemico è risultato solo dello 0,02, un quarto del limite legale. Poiché è stato arrestato si dovrà fare un processo, non subito. L’arresto è servito alla stessa guardia che se ne vanta, e ai media di destra di inondare i social di accuse e dileggi, con buon diritto. E alla case automobilistiche concorrenti di Fca (Jeep) per bloccare un riuscito spot pubblicitario con Springsteen. Che potrebbero aver pagato la guardia, ma questo non si dice.
Dos Passos, “Un mucchio di quattrini” (“The big money”), ultima parte della trilogia “U.S.A” tradotta a suo tempo da Cesare Pavese, così  racconta la nascita del divismo, con Valentino, alla morte del divo: i produttori della star “progettarono di fare una grande cosa del suo ben reclamizzato funerale” ma “la gente nelle vie era troppo impazzita”. A New York, dove l’attore morì giovane, a 31 anni, centinaia furono i calpestati, dai cavalli della polizia – “nella calura (Valentino morì un 23 di agosto, n.d.r.) i poliziotti persero la testa”: “Masse pigiate si gettarono sotto gli sfollagente e gli zoccoli dei cavalli”. La cappella funeraria fu distrutta alla ricerca di qualcosa, anche solo un pezzo di vetro o di legno, in memoriam: “Si sfondarono vetrine, macchine ferme vennero rovesciate e frantumate”. Le ambulanze non ebbero un attimo di tregua, tra “donne svenute e ragazze calpestate, degli epilettici ebbero attacchi, i poliziotti raccolsero frotte di bambini perduti”.
Questo subito. Poi l’eccitazione si sgonfiò – successe a Valentino come succede per ogni manifestazione popolare americana, dall’orgoglio nero a quello trumpiano. Fu organizzato un treno funebre per portare la salma a Hollywood. “A Chicago ancora altra gente venne malmenata per vedere la bara”, racconta Dos Passos, “ma se ne diede notizia nelle pagine interne. Il treno funebre giunse a Hollywood a p. 23 del «Times » di New York”.
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