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venerdì 15 aprile 2022

Letture - 487

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Blu
- La rosa blu, Rossella Sleiter ricorda sul “Venerdì di Repubblica”, è il simbolo dell’amore per Novalis, nel romanzo incompiuto “Enrico di Ofterdingen”, 1802. Non c’è in natura, e nessun floricultore è riuscito a crearla. Tanti ci provano, ma non viene.
 
Il fiore blu fu il simbolo dei Wandervoegel,
il movimento giovanile tedesco del primo Novecento (vi fu attivo anche Walter Benjamin), simbolo di lealtà, dirittura e salutismo - anche nell’alimentazione: i negozi “riformati” furono i primi a commerciare cibo organico.

 
Diritti
– La “civiltà dei diritti” Pasolini rimproverava già nel 1975 a “Gennariello”, il fittizio destinatario delle sue lettere pedagogiche sul settimanale “Il Mondo”: “”Sei educato all’incertezza, a una mancanza d’amore fatta di una falsa certezza crudele e impietosa (la coscienza «cristallizzata», convezionalizzata, ciecamente aggressiva dei propri diritti)”.
Di “cristalizzazione”, stendhalismo allora in voga, dando una versione offrendo una lettura riduttiva, di conformismo.  
 
Drieu la Rochelle – Espunto dalle letterature per la deriva politica infamante, dal comunismo al nazismo, è autore fertile di molti motivi, anche di titoli, che hanno fatto il Novecento. Il viaggio al termine della notte di Céline, in “Fuoco fatuo” (1931), 91. “L’amata alla finestra”, poi ripreso da Corrado Alvaro. “Il giovane Europeo”, 1927 ha già molto Gary-Ajar. Soni vicini e anzi copie dei suoi Alain o Gilles il Fromentin di Sartre e altri personaggi di racconti dell’“esistenzialismo”, del superomismo impotente, compreso il nichilismo – Alain va al suicidio come “conclusione obbligata di una morale di disgusto e di disprezzo”.  E la droga, l’uso personale e dei personaggi a fini “creativi”.
Di Sartre è impressionante il calco, nei personaggi, e nel suo personale modo di essere: tra  le donne, onnipresenti già in Drieu, in assortita poligamia, le donne dell’autore e quelle dei personaggi. E la droga: la mattina stimolanti, per acuminarsi, la sera per stordirsi – il Sartre raccontato da Simone de Beauvoir. “Siccome tu non avevi passioni,”, si dice il personaggio di “Fuoco fatuo”, “avevi dei vizi. E siccome eri un bambino, i tuoi vizi erano ghiottoneria” – si può dire un ritratto di Sartre, anticipato, o un modello   
Esprit de l’escalier – Lo “spirito caustico”, lo dice il Petit Robert, “esercitato fuori tempo”.
È parlarsi da soli, raccontarsela. Con finezza di argomentazioni, ironia, batture fulminanti, eccetera, un’autoconversazione da dreghi. “Esprit de l’escalier, esprit de solitaire”, lo sintetizza Drieu la Rochelle in “Fuoco fatuo”. In questa forma: “Si ritrovava sempre se stesso in strada”, si dice il protagonista, che ha girovagato per varie case di amici affettuosi, ovunque fuori posto.
 
Fotografia – “Nell’arte della fotografia non si può ottenere la verità che a forza di trucchi”, Drieu La Rochelle, “Fuoco Fatuo”, 101.
 
Pasolini – È nato fuori del matrimonio. I genitori si sono sposati, a Casarsa, a casa della madre, il 21 dicembre 1921. Pasolini è nato, a Bologna, sede di lavoro del padre, il 5 marzo 1922. Il padre Carlo Alberto, tenente di artiglieria, aveva al matrimonio trent’anni, la madre Susanna Colussi, maestra, 31 – età avanzata per l’epoca.
 
Proust – È Seicento? La vecchia diatriba Racine-Proust Drieu la Rochelle risolve all’avvio di “Fuoco fatuo”: “Non c’è che da leggere le lettere della Palatina: vi si vedono gli stessi gusti di oggi”. Cioè quelli di oggi (Proust) sono quelli della Palatina, Elisabeth-Charlotte, figlia del principe elettore del Palatinato (Heidelberg), maritata a Monsieur, il fratello minore di Luigi XIV, gay professo.

Riforme di strutture Se ne parla da settant’anni. Pasolini, scrivendo a Carlo Betocchi nel 1954 concludeva. “Cristo non sarebbe universale se non fosse diverso per ogni fase storica. Per me in questo momento le parole di Cristo ‘Ama il prossimo tuo come te  stesso’ significano: ‘Fa’ delle riforme di struttura’”. 

Scrivere – “La funzione della scrittura”, così risolve il drogato di Drieu La Rochelle, di “Fuoco fatuo”, scrittore inespresso, “è di ordinare il mondo per permettergli di vivere”. Per permettere allo scrittore, benché inespresso, di vivere, oppure al mondo? A entrambi, è possibile.

 
Terrorismo – Il mite Pasolini, “Le madonne oggi non piangono più”, 7 giugno 1975 (in “Lettere luterane”: “Fino a una decina d’anni fa «sotto» le elezioni piangevano le madonne, oggi vengono rapiti degli alti magistrati”. Senza differenza - a parte “l’intervento della Cia (fino a poco tempo fa attraverso il Sid: e ora?)”. Il terrorismo era “parte” dell’Italia.
 
Torino – Non c’è iperbole che Nietzsche si risparmi sulla città nelle lettere dei tre mesi felicissimi, produttivissimi, trascrosi in città, per caso, da fine settembre 1888 all’inizio del 1889, all’internamento. “Città dignitosa e severa”, scrive a Köselitz il 5 aprile, al primo passaggio in città, “…. una residenza del diciassettesimo secolo… Su ogni cosa è rimasta impressa una quiete aristocratica”. Le persone sono eccellenti, tutte, in tutti i mestieri: “Persone perfettamente riuscite, molto garbate, allegre, un po’ pingui – perfino i camerieri”. Ne accenna anche in “Ecce homo”, una delle quattro opere che prodigiosamente scrisse e stampò in tre o quattro mesi. Perfino il cielo lo esalta: “Un Claude Lorrain come mai mi sarei sognato di vedere”.
Erano eccellenti anche le note di due viaggiatori che Nietzsche conosceva. Il presidente De Brosses: “Torino mi sembra la più bella città d’Italia, e forse dell’Europa, per le strade diritte, la regolarità degli edifici e la bellezza delle piazze”. Non c’è “il grande stile architettonico”, notava il presidente, ma non vi è neppure il fastidio di vedere le capanne accanto ai palazzi. Qui niente di eccezionalmente bello, ma tutto uguale, e nulla di mediocre”. Positivi, anche se non così entusiasti, i “Croquis italiens” di Paul Bourget, altro autore letto da Nietzsche, che era stato a Torino solo tre anni prima, nel 1885, ammirato che di quella “capitale di un piccolo regno” che, dopo aver realizzato il sogno italiano che era stato di Dante e Michelangelo, aveva rinunciato a esserne “la prima città”.
 
Triplice Alleanza – “Triple Alliance”, scribacchia Nietzsche in un abbozzo di lettera al suo amico il compositore Heinrich Köselitz, da Torino il 31 dicembre 1988, vigilia del crollo mentale – “ma è solo una formula di cortesia per mésalliance….”
 
Twitter – “Un sito di social media di nicchia che ha successo soprattutto nel radicalizzare o infuriare la sua ristretta ma influente base”, David French, “The Third Rail”. Anche “un’arena gladiatoriale”, Renee DiResta, Stanford Internet Observatory. 

letterautore@antiit.eu

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