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lunedì 30 maggio 2022

La difficile quadra europea - senza una difesa

Si leggono e guardano giornali e tg non per le notizie ma per quello che dicono e come lo dicono. E qui, nella guerra, è chiaro lo schieramento preliminare a favore dell’Ucraina, con tutti i fardelli della guerra umanitaria, quali si esercitano dalla guerra del Biafra, 1968, in poi. Della guerra in sé si sa poco o niente, perché si fa, con che armi, con che risultati, nessuno s’ingegna di sapere. A Mariupol ora “si trovano” cadaveri “ammassati in un supermercato”: dai russi, s’intende, in una città che hanno occupato e controllano da due mesi? Ma lo stesso sembra fare l’Europa, i governi e la Ue: stizziti e niente più.
È una guerra d’aggressione, non c’è dubbio. Che non può finire come è cominciata, con l’occupazione dell’Ucraina. E neppure come sta evolvendo, in occupazione del Donbass. Questo è evidente, lo è stato fin da subito. La risposta doveva essere correlata a questa verità: non è una guerricciola di confine, Non è il Kashmir, non è il S ud del Libano, è una guerra d’occupazione, e non finirà, non può finire, non si sa come, posto che l’Ucraina non può vincerla, non può ricacciare indietro la Russia.
Le risposte umorali non servono. Occupano le pagine e i telegiornali ma non servono – nemmeno a incrementare le tirature e gli ascolti, a quello che si vede. Ma non è un problema di media, di opinione pubblica: è un problema di governi inermi, europei. Le condanne morali non servono. Può anche darsi che la Russia abbia ragione. Che la Nato – senza che l’Europa lo sapesse? – attizzava il fuoco, con l’addestramento e le forniture militari e con la propaganda antirussa in Ucraina. Che l’Ucraina non si sia conformata agli accordi di Kiev, che pure aveva sottoscritti nel 2015, con la mediazione e il patrocinio europei. E anzi perseguiva una politica antirussa, come lo aveva fatto per quasi vent’anni – con l’evizione di ben due presidenti eletti, perché a giudizio di alcuni affaristi erano “filorussi”. Può anche darsi che il disegno ucraino fosse di espellere tutti gli ucraini “filorussi”, un quarto della popolazione. Non lo sappiamo, ma in Ucraina – questo è certo - tutto è possibile, solo la democrazia e la verità hanno qualche problema.
Però l’attacco della Russia è una guerra d’aggressione, senza se e senza ma. Alla quale l’Europa deve decidere se rispondere, oppure disinteressarsene. Ma rispondere come si fa in guerra, con le armi. Le telefonate e le sanzioni, le minacce di sanzioni, servono solo a passare il tempo. Putin andava confrontato con i suoi stessi mezzi. Armi sul campo? Armi sul campo.
Oppure si poteva anche dire: abbiamo sbagliato politica con la nuova Russia, la Russia non è la potenza conquistatrice quale era all’epoca sovietica, vogliamo intavolare con la Russia una politica di pace, aprire un’area economica comune, trovare forme di collaborazione.
Invece siamo qui, ieri come l’altra settimana, come un mese fa, come due mesi fa, a fare telefonate, e a discutere se e come, quando, se mai, fare le sanzioni numero sei, o sette, contro il petrolio e contro il gas russo. Chiacchiere, la guerra è un’altra cosa. Senza una difesa europea, seppure in ambito Nato, certo non si può fare altro.

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