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mercoledì 1 giugno 2022

Cronache dell’altro mondo – in ascolto (190)

Le intercettazioni erano condannate negli Stati Uniti come opera della criminalità, e comunque delittuose, fino a tutti gli anni 1960, documenta lo studio di uno specialista di inglese e di studi americani alla Georgetown University, Brian Hochman, “The Listeners”. Poi le agenzie federali anti-crimine, Fbi e Dea, se le sono fatte autorizzare da varie giurisdizioni per casi specifici. E anche qualche legge, statale, locale, le consente. Ma il sentimento generale è contro, un’intrusione nella privacy. Anche per l’uso scorretto che se ne è fatto in politica, negli stessi anni 1970 (lo scandalo che costò la presidenza a Nixon).
Il sentiment che delle intercettazioni resta - la percezione - anche dopo i successi della lotta anti-crimine (per la quale comunque non vengono vantati), è quello de “La Conversazione”, il film di Coppola del 1974, premiato a Cannes e agli Oscar, dello specialista in intercettazioni vittima delle stesse.
Gli Stati Uniti sono il Paese con meno intercettazioni autorizzate, in rapporto alla popolazione e in assoluto.

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