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venerdì 28 ottobre 2022

Lo scenario più pericoloso eccolo qui, Russia con Cina e Iran

O “Il mondo e la politica nell’era della supremazia americana”, come da sottotitolo. Un libro premonitore: “Lo scenario più pericoloso”, nella “grande scacchiera” mondiale, “sarebbe una grande alleanza tra Cina, Russia ed eventualmente Iran, una coalizione «anti-egemonica», unita non dall’ideologia ma da risentimenti complementari”. Come potrebbero essere oggi il Donbass, o l’Ucraina fortezza atlantica, e Taiwan.  La coalizione non c’è, ma poco ci manca. Mentre c’è l’anti-egemonismo, e piuttosto marcato.

Pubblicato venticinque anni fa, opera del professore di Storia Americana, ex consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente Jimmy Carter, 1977-1981, morto novantenne cinque anni fa, e ritenuto la pietra angolare della strategia atlantista del Millennio, il saggio è l’analisi geopolitica che meglio fa capire la guerra in Ucraina, in tutti i suoi comprimari: gli Stati Uniti, l’Europa, la Cina, l’Iran, e naturalmente la Russia. Il mondo unipolare, seguito alla caduta del bolscevismo, si è conformato come Brzezisnki lo disegnava. Ma non secondo i suoi ammonimenti, se essi sono da intendere, a scorrere il libro, intesi a prevenire lo schieramento tripolare anti-americano - ancorché differenziato, e per alcuni aspetti anzi diviso e divisibile al suo interno.

L’avvertimento di Brzezinski è stato assimilato nel senso di sfida in campo aperto, di portare la coalizione a tre a rinserrarsi piuttosto che a sciogliersi o dividersi. “L’Eurasia è l’epicentro del potere mondiale, e solo da lì può sorgere la sfida al potere globale americano”, nota ancora Brzezinski - non dice “potere”, dice “egemonia”. La mossa decisiva per dare scacco matto Brzezinski dice lungamente la prevenzione di questo schieramento a tre, descritto come “il più pericoloso” per l’egemonia americana. Ne prevedeva la creazione di fatto, senza patti o impegni precisi. Attraverso un rafforzamento della cooperazione economica - come poi è avvenuto: cinque anni dopo con lo Sco, Shangai Cooperation Organisation, successivamente con lo sviluppo dell’asse terrestre (autostradale, ferroviario) della via della Seta, e ora con gli idrocarburi. E con lo spostamento “naturale” verso l’Asia del pivot Russia, nel caso di una Seconda Guerra Fredda - nella quale si può identificare l’accerchiamento della Russia con la Nato.

Di subito dopo l’uscita del libro, che è stato molto letto (ma non in Italia), in una sintesi che ne scrisse per “Foreign Affairs”, “A Geostrategy for Eurasia”, di particolare chiarezza la frase di Brzezinski poi diventata famosa: “L’Europa è la testa di ponte con l’Eurasia”, testa di ponte americana.

Zbigniew Brzezinski, The Grand Chessboard, Basic Books, pp. 256 € 14,50

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