Cerca nel blog

domenica 20 novembre 2022

La Germania fa da sé

La Germania fa da sé? Nei rapporti con la Cina come già con la Russia, prima dell’attacco all’Ucraina? Nella difesa? Nella politica energetica e industriale? Nella politica?

Molte cose dicono di sì: i 100 miliardi stanziati dal cancelliere Scholz per la difesa tedesca, i 200 miliardi per il settore energia, il viaggio in Cina. Contro le linee strategiche appena enunciate da Biden, “New National Strategy”. Senza previe consultazioni europee – anzi mostrando di considerare la Francia e Macron una nuisance, con gli inutili vertici, le consultazioni, le telefonate. L’annosa questione del nuovo carro armato in sostituzione dei vecchi Leopard, passati all’Ucraina, risolta di botto con l’avvio autonomo senza più la Francia dopo anni di discussioni, del nuovo modello “Panther”. È cambiato anche il linguaggio: prima ogni interesse della Germania si presentava nell’interesse dell’Europa, ora si aprla di “interesse nazionale nell’ambito europeo”.

Il cambiamento c’è, ma non da ora. Ora è anche espresso, palese. Prima, con i cancellierati di Schrōder e Merkel - successivi a Kohl, il cancelliere che aveva realizzati la riunificazione d’accordo con Mitterrand e con la Russia – aveva mantenuto il linguaggio della Repubblica Federale di Bonn. Ora l’assertiveness è manifesta.

Non è però un fare da sé. La Germania ha presenti i limiti – e i vantaggi – dell’integrazione nel quadro europeo e atlantico. Ma questi limiti li discute. E al loro interno cerca il massimo vantaggio senza più false retoriche.

La novità totale è proprio del linguaggio. La “questione tedesca” che si annullava nella retorica europea è ora posta in termini nazionali. A differenza degli altri paesi europei, anche della Francia, che era la più restia a questa retorica, la Germania da qualche tempo, dal passaggio da Merkel a Scholz, si interroga su questi limiti. Tre pubblicazioni notevoli, che denunciano gli interessi americani come non convergenti, e anzi a scapito dell’Europa e della Germania, sono diventati best-seller, “Nationale Interesse”, uscito il 17 gennaio 2022, “Die scheinheilige Supermacht: Warum wir aus dem Schatten der USA heraustreten müssen”, Michael Lüders (18 marzo 2021), perché dobbiamo uscire dalla ombra degli Stati Uniti, e “Die transatlantische Illusion: Die neue Weltordnung und wie wir uns darin behaupten können”, 19 aprile 2022, la illusione transatlantica, a opera di autori non nazionalisti, rispettivamente Klaus von Dohnanyi, il decano dei socialdemocratici, già ministro federale e sindaco di Amburgo, un saggista rispettato a sinistra, Michael Lüders, e Josef Braml, americanista, segretario del gruppo tedesco della Commissione Trilaterale, membro dell’Aspen Institute e altre organizzazioni atlantiche.

Nessun commento: