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giovedì 25 aprile 2024

Roma libera

“Roma è una città che dei giorni pare dimenticata, abbandonata, morta…. E dei giorni invece si risveglia”. Con l’aria dei “gran vecchi che, senza capire più niente, o comprendendo troppo, approvano quello che succede”, con l’aria di chi non si stupisce di nulla. “Così, quando arrivarono le truppe alleate Roma si svegliò, e si ricordò di essere la città che ha ancora voglia di vedere qualcosa di nuovo”. Ma non fu un’uscita come un’altra dalla sonnolenza.
“Tutti volevano essere liberati, avevano anzi il merito di farsi liberare”. Il guitto gay che esce truccato, cammina “come se andasse a un ballo mascherato”, ed è “trovato assassinato la mattina dopo a villa Borghese”. “Qualcuno andò a Ponte Milvio per vedere i tedeschi che si ritiravano, e come succede a Roma, non pochi ebbero compassione del nemico che partiva estenuato, lacero, affamato”.  La signorina di belle speranze venuta dalla provincia e finita preda degli amici, e degli amici degli amici, che porta “enormi occhiali neri, per non essere riconosciuta”. E la libertà ritrovata non è anche libertà di uccidersi? “La signorina Enrica R. che ne tempi in cui la vita non valeva niente aveva pensato di uccidersi”, ma allora era proibito, “or torna a pensarvi” – “si vestì con estrema cura”, decise di buttarsi “dall’alto dell’Arco di Druso”, e finisce sul carro, armato, del vincitore: “Vide delle mani che si stendevano, ed ebbe appena il tempo di pensare che aveva le calze nuove e la biancheria a posto”, per sfollare poi in trionfo per il Corso. Il dottore, sfollato con la moglie, americana e i due figli con la ragazza a servizio, che lo trattano come non esistesse, anche la moglie, che gli annuncia la separazione, “senza tante storie”, perché è un vinto.
Corrado Alvaro,
“Quel giorno” (Settantacinque racconti)

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