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Il Presidente del giusto mezzo
“Siamo straordinariamente
poco informati sull’uomo XI Jinping” è l’incipit del ritratto. È al potere da tredici
anni ma “non ha mai concesso un’intervista”, e “non accetta neanche conferenze
stampa”, neanche preordinate. Ma basta quello che si sa: “Nel novembre 2012 il XVIII
Congresso del Partito comunista lo ha nominato Segretario generale”. Quindi
Presidente, e Capo della Commissione militare. Cioè un capo comunista, stile
sovietico, vecchia Urss.
Un capo allevato
per questo. Quando nel 1997 provò a fare il salto fra la burocrazia di partito
di provincia e Pechino, non fu eletto. Fu cooptato, era già, giovane trentenne,
un vero “uomo di partito”: “C’erano 150 poltrone e il dirigente provinciale Xi
si piazzò al 151mo posto”. Allora il Partito decise che “tutto sommato aveva
bisogno di 151 membri” al Comitato Centrale, e Xi fu ripescato.
Insomma, era anche
un predestinato. Si mormora che molto abbia giocato nella sua ascesa il secondo
matrimonio, con la bela e più famosa cantante lirica della Cina, Peng Liyuan,
soprano nel coro dell’Esercito, ma questo suona come un abbellimento gossip per i media occidentali, il presidente è
solido perché “bravo comunista” (il primo matrimonio durò pochi mesi: la sposa,
Ke Lingling, figlia dell’ambasciatore cinese a Londra, se ne andò presto,
stanca di un burocrate, per quanto di potere, “oscuro funzionario nella
provincia dell’Hebei”.
Il principe è un burocrate? Quella
cinese è però una burocrazia che ha fatto in tempo ad allenarsi al nuovo. Due
anni dopo il fallimento del primo matrimonio, Xi Jinping fu mandato in America,
con una delegazione, in viaggio di studio. Lui scelse una famiglia di allevatori
nello Iowa, che lo ospitò per due settimane. L’esperienza viene sempre ricordata
nelle biografie, e colorata di aneddoti. Questo nel 1985. Una trentina d’anni
dopo la figlia che Xi ha avuto con Peng Liyuan, Xi Mingze, “ha studiato negli
Stati Unti, laureandosi in psicologia a Harvard”.
Un burocrate sorridente.
L’uomo del “giusto mezzo”. Si spiega
così la sua “resilienza”, in un partito Comunista più violento di ogni altro
nella storia del Novecento, e tuttavia sopravvissuto. La sua storia di tredici
anni al potere è prodroma di un potere a vita.
Guido Santevecchi,
Xi Jinping. Il principe rosso, pp. 63, gratuito col “Corriere della sera”
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