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L’impossibile America dell’Iran
Il “Satana” del khomeinismo, gli Stati Uniti d’America, ha una sorta di
attrazione, in tutto il Vicino Oriente, per l’Iran. E viceversa, bisogna dire,
malgrado le maledizioni.
L’Iran, ancora dopo quasi mezzo secolo di barbarie khomeinista, è il Paese
più occidentale, democratico, istruito, considerato (politico, diplomatico) del
Medio Oriente. Con il migliore inglese americano della regione, preciso,
svelto, sintetico, espressivo. Che gli Stati Uniti ha però sempre tenuto ai margini.
Il golpe della Cia del 1953 contro il governo eletto Mossadeq, che voleva
nazionalizzare il petrolio, fu la causa principale della caduta dello scià 35
anni dopo. A favore di un ayatollah di seconda o terza fila non considerato a
Qom, il cuore religioso dello sciismo.
Era però un critico dello scià, in esilio volontario in Iraq, e fu “creato”
Grande Oppositore dai servizi occidentali in Francia, vicino Parigi. Che ne
favorirono la propaganda. E presto spinsero lo scià a farsi da parte, con la
incredibile presidenza Carter (che poi Khomeiny giustiziò politicamente, prendendo
in ostaggio tutta l’ambasciata americana, una cinquantina di persone - una vicenda finita con gli
elicotteri di Carter insabbiati, mandati per liberare gli ostaggi).
Era il tempo in cui gli Stati Uniti puntavano sul radicalismo religioso
islamico per fronteggiare l’Unione Sovietica in Medio Oriente. Il 4 gennaio
1979 Carter mandò un suo fidato gen. Huyser (vice-comandante delle truppe Usa
in Germania) a Teheran per convincere lo scià a lasciare il potere, dodici
giorni dopo lo scià partiva in esilio, ventisette giorni dopo Khomeiny aveva l’Iran
in mano.
Un rapporto contrastato. Fra due realtà, conoscendole da vicino,
opposte. Lo stesso mondo, due culture opposte: la saggezza vs. la forza,
la tranquillità d’animo vs. l’eccitazione. L’improduttività anche - per
la Ragione, il Giusto - contro l’aggressività, l’efficientismo, il monopolismo.
L’Iran è stato il primo Paese nel Medio Oriente su cui gli Stati Uniti hanno
aperto il loro ombrello, sostituendosi
al monopolismo britannico (Iraq, Kuwait, Emirati, lo stesso Iran). Erano
entrati da tempo in Arabia, il neo re Saud marciava con le compagnie americane,
ma il suo regno era considerato un deserto di beduini. A cavaliere del 1970 era un viavai a Teheran di imprenditori americani in cerca di affari - specie in agricoltura, con gli innesti in America di varietà di mele, dei pistacchi, di vitigni antichi pregiati, di cui la Persia islamizzata non faceva più uso.
Il fascino è stato però, ed è, reciproco. Frange minuscole di iraniani guardano
alla Germania, all’Italia, l’orizzonte è inevitabilmente americano.
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