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giovedì 29 ottobre 2009

Arriva il debito pubblico delle banche

Le banche s’infiocchettano mentre gli Stati si dissanguano. Washington e Londra inondano i mercati di cataste di titoli del debito, facendo carta straccia del dollaro e della sterlina. Per finanziare disavanzi impensabili, rispettivamente dell’11 per cento e del 14 per cento del prodotto interno lordo. Accumulati per salvare le banche. Le quali, fatto tesoro delle gigantesche iniezioni pubbliche di capitali e di liquidità, tornano agli usati utili illusori. Al fine di pagare i lauti benefits ai propri manager.
È il mercato. Che, seppure assottigliato nelle motivazioni (giustificazioni), non si nasconde e anzi incede protervo. È la morale tragicomica dei mutui di terz’ordine, che ora si pretende superata. Quando tutti sanno che il “buco” non sarà riempito prima di otto-dieci anni. È il segno di una politica corriva, sia pure a opera del socialista Brown e dell’uomo della speranza Obama. È l’Impero del Male del millennio, seppure ridicolo, o tragico per essere ridicolo: che il mercato, la razionalità, Adamo Smith, il benessere, siano solo i benefits dei banchieri.

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