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giovedì 29 ottobre 2009

L'ombrello Tremonti sul rischio Berlusconi

Una teoria non peregrina è che il supertecnico, genialoide, lassista, furbetto gran commercialista Tremonti, l’uomo dei mille escamotages per truccare i conti pubblici, o sopravvivere all’asfissia del rigido monetarismo europeo, sia diventato l’uomo dell’ordine. A un momento e con un obiettivo preciso: evitare o contenere la marea di discredito che avrebbe sommerso l’Italia sui mercati dopo l’estate delle puttanate berlusconiane. I titoli del debito pubblico italiano, sui quali ogni zero virgola zero qualcosa di interesse aggiuntivo significa un maggior costo di miliardi. Si spiega del resto solo così che, per la prima volta nella storia d’Italia, i conti debbano essere perfettamente in ordine secondo i maestrini della Banca centrale europea e di Almunia, e anzi anche migliori.
O è un punto d’onore, di un superministro che infine trova necessario darsi una caratura politica, avendo esaurito tutte le possibilità di ascesa tecnica? È possibile, e non sarebbe una colpa. Ma solo l’altra lettura rende ragione dell’alterigia tremontiana di fronte, alla fin fine, al suo capo, a quello che l’ha portato in politica, l’ha promosso e sostenuto, e nel cui partito egli milita: difendere Berlusconi da se stesso, uno che non capisce le sciocchezze che ha commesso e ha creato nei mercati un rischio Italia aggiuntivo per le sue intemperanze. Magari giustificandolo, perché no, date le orrende delusioni patite dall’uomo in famiglia, per la perfidia di una che dopotutto è sua moglie, e di un’altra che è sua figlia. Ma intervenendo a prevenire il peggio, che si addensa sull’Italia, sulle finanze.
Si spiega così anche il ruolo di saggio che nella vicenda è stato chiesto a Bossi, che in teoria non c’entra nulla: Bossi è quello che per primo e più di tutti ha alzato e alza l’ombrello a difesa dalle intemperanze di Berlusconi. Tutto ciò non è compreso e non è comprensibile a “Roma”, in quel mix d’irresponsabilità e ciarlatanismo che fa le veci della politica attorno al Panteon e in televisione. Ma ha un costo preciso, che dove si fanno i conti è ancora temuto.

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