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martedì 26 gennaio 2010

Le tangenti sui film Rcs non erano reato - 3

Dei 1.300 miliardi spariti dalle casse della Rizzoli Corriere della sera nel 1991-1994 la parte più cospicua, dopo quella andata agli Agnelli-Ifi per il “pacco” della Fabbri Editore, furono i diritti cinematografici, almeno 250 miliardi. Cinque volte (o dieci) la cifra contestata dai giudici di Milano a Mediatrade e Berlusconi, ma che allora non fu ritenuta degna d’indagine, neppure dell’acquisizione di un qualche documento contabile. Le cifre si trovavano esposte in ordine nel libro “Mediobanca Editore” del 1997, due anni prima dell’archiviazione disposta dai giudici di Milano Nocerino e Barazzetta:
“L'avventura parte a maggio del 1991. Luca Cordero di Montezemolo, da pochi mesi amministratore delegato Rcs per il settore audiovisivo, porta a Hollywood un assegno di 15 milioni di dollari per il 3,6 per cento della Carolco Pictures, più 5 milioni di dollari per alcuni diritti del film “Basic Instincts”, che della Carolco è il grande successo - poi convertiti anch'essi in quote azionarie, fino a raggiungere il 5,7 per cento. Nello stesso anno viene rafforzata la partecipazione in Tf1, dal 2,8 al 4 per cento, avvalorando l'ipotesi che non si tratti di un piazzamento finanziario ma di un ingresso nell'industria dell'etere. Viene acquistato il 5 per cento della Carlton Television, che opererà in Gran Bretagna a partire dal 1993, la prima di una serie di acquisizioni nel settore tv e video che a fine 1993 venivano esibite in un organigramma enorme di partecipazioni piccole e grandi sotto questi marchi: Carolco e Carlton, i marchi video Panarecord, Vivivideo, Classic Collection, Mach 3 Video, le innumerevoli Hadrian's Wall, e poi Cinema Praha, East Los Angeles Productions, Euphon e Complete Film Services, Majestic, Spiderman Productions, Hot Zone Productions, Hannibal e Portman Hannibal Productions, Trm Pictures, Rcs Video Antilles, e Live Entertainment, quotata questa al Nasdaq, la Borsa delle piccole-medie imprese di Wall Street.
…………
“Si compra allegramente, come si è venduto (la Rizzoli della famiglia Rizzoli vantava il miglior catalogo di film italiani, compresi Fellini e Antonioni, di cui l’ultimo gioiello, gli studi Saffa Palatino al centro di Roma, erano ceduti per niente a Berlusconi nei primi anni 1980, nell transizione alla nuova proprietà Mediobanca-Agnelli, n.d.r.). L'aneddotica è inesauribile. Per la Majestic la Rcs ha pagato circa 40 miliardi (28 milioni di dollari), una cifra giustificata unicamente dal catalogo dei film - film in gran parte di pubblico dominio. L'accordo del 1992 per quattro miniserie di un'ora con la Nbc consentì da solo all’emittente americana, schiacciata dai debiti, una vitale boccata d’ossigeno. Il mercato si faceva allora sulla base di 3 milioni di dollari ogni ora di programma per i diritti televisivi nazionali su base triennale. La Nbc ebbe invece dalla Rizzoli 7 milioni di dollari per i diritti di emittenti locali. Con sua sorpresa, Kevin Kostner vendette alla Rcs per 2,5 milioni di dollari i diritti per l’Italia dei materiali documentari sugli Indiani che gli erano serviti per “Balla coi lupi”.
“Il capolavoro dell’allegra gestione resta la Carolco. L’investimento fu consigliato da Bankers’ Trust, primaria banca d'affari americana, che però era creditrice della Carolco, con la consulenza, per la parte fiscale, della solita Coopers & Lybrand. Bankers' Trust si limitò a fornire la data room, la situazione come figurava sulla carta, e a suggerire alcune cautele. Toccava a Gemina e Rcs esercitare la due diligence, l’analisi dei conti, direttamente o a mezzo di altri consulenti. Pochi mesi dopo la consegna del primo vistoso assegno la partecipazione nella Carolco fu svalutata per 16,6 miliardi, quasi per intiero cioè, per le ingenti perdite emerse. Ma nemmeno questo dissuase la Rcs, che nel 1992 investì altri 30 milioni di dollari. E altri ancora l'anno successivo, per una perdita globale di 78 milioni di dollari - in lire 80,6 miliardi di lire d’investimento, più 43,8 miliardi per “oneri connessi”. Una società di cinema con un capitale versato di 80 miliardi è un'eccezione. Una società di cinema con un capitale di 2 mila miliardi o poco meno, come lascia ipotizzare l’investimento di 80 miliardi per il 5 per cento, è una mostruosità - al di fuori di ogni possibilità di errore.
“A fine 1992 il “Corriere della sera” mette Rcs al tredicesimo posto fra i grandi dell'etere, dopo Berlusconi (sesto) e Ted Turner della Cnn (settimo), ma prima del gigante francese Tf 1 e di Rede Globo, l’impero della famiglia brasiliana Marinho. Ma è durata poco. Nel 1993, mentre il settore veniva riorganizzato da Paolo Glisenti, successore di Luca di Montezemolo, in una società autonoma, la Rcs Film & Tv, emergevano perdite per 48 miliardi. Ai quali vanno aggiunti i 60 miliardi di perdite della Rcs International Communication, derivanti in gran parte dal settore video. Tre anni dopo il viaggio di Montezemolo a Hollywood l'avventura era finita in un disastro”.
Il salasso venne contabilizzato nei bilanci 1994 e 1995 in 200 miliardi, ma nei fatti fu di almeno 250 miliardi.
3. fine

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