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martedì 26 gennaio 2010

Voglia d'inflazione controllata alla Roosevelt

L’Europa ha schivato, eccetto la Gran Bretagna, la peste americana dei mutui di terza serie, ma esce dalla crisi più debole e vacillante dell’America. Le previsioni, del Fmi, dell’Ocse, della stessa Bce concordano: c’è un biennio di forte ripresa nel mondo, eccetto che in Europa, che vivacchierà sull’1 per cento massimo di crescita annua. A un ritmo, cioè, che farà perdere all’Europa un decennio per uscire dalla sacca prodotta dalla crisi, nell’occupazione e nel reddito - nel solo 2009 la produzione e le esportazioni sono crollate del venti per cento. E questo per una ragione semplice: l’economia è intrappolata nel monetarismo rigido, un ideologismo scientista da continente chiuso in se stesso, da molti decenni ormai in ritardo sul passo del mondo. Questa è la sola ricetta che Bruxelles riesce a produrre, e nessun governo in Europa mostra di volere o sapere contrastare. Mentre gli inventori e i pilastri della globalizzazione, Usa e Cina, ne ridisegnano i piani e le volte come agili carpentieri.
Di stabilità si può morire, l’Europa non può fermarsi ai conti in ordine. E di inerzia, che niente ptrà camuffare per impegno internazionale di stabilità C’è bisogno di un piano speciale di sviluppo, qualcosa che accresca di pari passo la produzione, con le condizioni della produzione, e i consumi. Una reinvenzione dell’“inflazione programmata”, o controlata, con cui F.D.Roosevelt tirò l’America fuori dalla Depressione – è un tema di LyndonLaRuche, l’agitatore americano che periodicamente la Camera dei deputati ospita, amico si suppone di Fini, ma non importa. Un allentamento in qualche modo dei vincoli posti dal debito – in Italia e non solo. L’invenzione di politiche settoriali di sviluppo, infrastrutturali e non. Il ritorno a una dinamica dei prezzi remunerativa e moltiplicativa, invece che recessiva. D’altronde, non si dice ma si sa che l’Europa ha convissuto i primi tre anni dell’euro con un’inflazione proibitiva, all’interno del monetarismo rigido, benché non registrata da un servizio statistico addomesticato.
Non è d’altra parte nemmeno vero che nessun governo in Europa si muova. In Germania il nuovo governo Merkel ha debuttato con una cospicua riduzione fiscale. La Germania, che ha imposto all’Italia e all’Europa la camicia di forza dei piani di stabilità, li ha allegramente dimenticati nella fase prima della crisi, i salvataggi, e ora nella fase del rilancio. Sarkozy sta studiando come allinearsi senza copiare apertamente la cancelliera. Paradossalmente, solo l’Italia rimane a guardia del bidone, con la faccia feroce del gentile Tremonti.

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