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lunedì 25 gennaio 2010

Le tangenti sui film Rcs non erano reato - 2

C’era una sorta di Rcs Parallela – l’azienda “parallela” l’avevano immaginata per la Fiat Fruttero e Lucentini all’epoca del terrorismo nel romanzo “A che punto è la notte”? L’ipotesi, da collegare all’ammanco di 1.300 miliardi di lire dalla Rizzoli Corriere della sera negli anni 1991-1994, è più che suffragata dalla scoperta, involontaria, di una contabilità riservata di Gemina, la finanziaria cui Rcs faceva capo. Molti segnali in questa direzione si ricavano dal libro “Mediobanca Editore”, di Giuseppe Leuzzi, Edizioni SEAM, un libro del 1997 ancora reperibile:
“Un’ultima pista è la contabilità riservata, e riguarda Gemina. La traccia emerge a fine giugno 1996, quando si viene a sapere che Gemina teneva dei documenti in un nascondiglio che la Guardia di finanza ha scoperto, un vano ricavato sotto il pavimento. Subito l’amministratore delegato Sabatini precisa, all’assemblea del 29 giugno, che non c’è un nascondiglio e non c’è una contabilità occulta: “Nel 1993, durante lavori di manutenzione, alcuni operai reperirono in un’intercapedine due gruppi di fascicoli che vennero consegnati al dirigente di allora, il quale, a sua volta, li fece esaminare da un funzionario. All’esame fatto all’epoca non si ritenne trattarsi di materiale di particolare rilievo”. La Guardia di finanza si sarebbe limitata a sequestrare quei fascicoli.
“Ma la spiegazione di Sabatini non convince. Né convince l'ipotesi subordinata fatta circolare dalla stessa Gemina, che qualche dirigente sleale avesse tentato un ricatto alla società col sistema delle “carte Moro” (le carte del “processo” delle Brigate Rosse a Aldo Moro, che furono trovate in tempi e luoghi diversi, in redazioni diverse), come un avvertimento del tipo: “Questi documenti sono inoffensivi ma ti fanno capire che ho in mano ben altro”. Se il ritrovamento è stato effettuato per caso e in epoca relativamente remota, il 1993, l’eventuale ricatto sembra inoffensivo.
"La teoria del ricatto ha nuovo impulso con gli arresti dei cinque ex manager di Gemina, il direttore generale Vitali e i quattro responsabili del settore finanziario, Scheneeberg, Latini, Riccardi e Alberto Ronzoni, direttore generale della Ratealfactor, poi presidente di Gemina Capital Markets, ordinati il 9 ottobre 1996 dal giudice per le indagini preliminari di Milano Aurelio Barazzetta. A pagina 88 dell’ordinanza si parla di “potere ricattatorio” dei catturandi. Il giudice Barazzetta recepisce il punto di vista della Procura della Repubblica, che i cinque, in libertà, riuscissero a condizionare le attività della finanziaria anche dopo il licenziamento, esercitando un potere di ricatto. Anzi, condizionavano non soltanto Gemina ma anche i padroni di Gemina, Fiat e Mediobanca. Questa però è un'altra storia.
“Ci si chiede invece, senza risposta, come mai Gemina avesse l'esigenza di tenere delle carte nascoste. Nascoste non per incidente ma con applicazione. I nascondigli infatti erano almeno due. Uno nell'ufficio di Carolina Corradi, dirigente di tesoreria, al terzo piano, in un’intercapedine sotto il pavimento. L’altro, al quarto piano, era nella sala operativa di Gemina, sempre in un’intercapedine nel pavimento, fatta realizzare e utilizzata da Latini e Schneeberg, e non nascondeva “pochi fascicoli”, ma raccoglitori ordinati.
“La storia viene collegata alla pratica di distruggere materialmente le disposizioni per la creazione di fondi neri attraverso finte speculazioni, attestata nel rapporto Kpmg Fides da un personaggio poi individuato nella stessa Corradi. “L'ordine era di distruggere tali disposizioni”, dirà Carolina Corradi ai magistrati inquirenti, “e anche le varie annotazioni e\o appunti. Pertanto si provvedeva alla immediata triturazione di questi documenti”. La pratica è consueta in ogni azienda, ed è perfino normale per molti documenti, ma non lo è più se si tratta di documenti contabili: come minimo lascia supporre che si tratti di contabilità parallela.
Una testimonianza parla di 70 mila operazioni “riservate” messe in essere da Gemina, repertoriate in otto dischetti di memoria. Questo sembra troppo: è come dire che tutta l’attività di Gemina era “parallela”, poiché circa 70 mila erano le operazioni all’estero di Gemina su cui Kpmg Fides doveva confrontarsi prima di restringere l'obiettivo su 22 di esse. Ma le operazioni “anomale”, se non sono la normalità, sono di più di quelle contestate. E come Gemina ha sicuramente operato la Rcs, sostiene il “Corriere della sera”: “Dai documenti sequestrati a un dirigente del gruppo fermato dalla Guardia di finanza al valico di Chiasso”, scrive il quotidiano a fine novembre 1995, “i magistrati ritengono di poter ricostruire uno spaccato dei sistemi paralleli adottati nella Rizzoli Libri & Grandi Opere”. Sistemi paralleli di contabilità, cioè fondi neri”.
Ciononostante gli stessi magistrati procederanno a una rapida archiviazione, senza alcun atto istruttorio: né questo né altri elementi probanti sono stati sufficienti alla Procura di Milano per indagare sulla casa editrice. Se non, come dice il giudice Barazzetta, per proteggerla da manager vendicativi. E non è tutto. Sempre da “Mediobanca Editore” estraiamo un altro fatto-che-non-costituisce-prova per i giudici di Milano:
“Qualche curiosità c’è stata attorno alla Rcs Finance, la controllata lussemburghese della Rcs Editori, il cui oggetto sociale dice tutto e niente. Anche la finanziaria viene scaricata nel 1995. A giugno se ne abbatte il capitale, facendo rientrare alla casa madre il fondo sovrapprezzo azioni e utili non distribuiti per 280 miliardi. Ad agosto, “venuti meno gran parte dei presupposti strategici che ne orientavano la gestione”, scrivono Ronchey e Calabi nella semestrale 1995, Rcs Finance è messa in liquidazione. Che ci faceva una finanziaria lussemburghese così lautamente capitalizzata? Non ha rilievo fiscale, per un minor costo della gestione di tesoreria, perché in questo caso il rapporto dovrebbe essere rovesciato: la Rcs Finance avere funzione di holding e non di controllata. È dunque una “cassa armonica”. Ma non una piccola cosa, poiché gestisce mezzi pari al 10 per cento del fatturato annuo del gruppo, due-tre volte il suo cash-flow.
"Anche sulla Rcs Finance indaga la magistratura. L’ipotesi di reato è che la funzione di cassa armonica consistesse nel drenare la liquidità Rcs attraverso aumenti di capitale con sovrapprezzo azioni, e che solo parte degli interessi maturati con il fondo sovrapprezzo azioni venisse destinata a utile - peraltro non distribuito e quindi generatore di altri interessi. Se così fosse si sarebbe realizzato una sorta di moto perpetuo di Nerolandia. Le tracce si perdono, del resto, nei bilanci, dei 280 miliardi di liquidità di Rcs Finance al momento della liquidazione. Forse finiscono alla Gemina Europe Bank, sempre del Lussemburgo, che nella trattativa per la vendita, trascinatasi inutilmente per tutto il 1996, è risultata detenere depositi e titoli di Rcs e Gemina per 350 milioni di Ecu, 700 miliardi di lire".
L’enorme liquidità accumulata extra bilancio tra Rcs Finance e Gemina Capital Markets avrebbe sicuramente costituito un fertile campo d’indagine. Ma le indagini non furono fatte, nessuna rogatoria esperita, nessun controllo della Guardia di Finanza. Anzi la Procura chiese l’archiviazione sollecitamente, appena tre anni dopo.
2. continua

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