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venerdì 5 febbraio 2010

Ombre - 41

Massimo Ciancimino non si pente perché è in attesa di rientrare nell'immenso patrimonio paterno, tutto mafioso, quando fra pochi mesi avrà finito la condanna in cui è incappato con i suo commercialisti. Ma si diverte a fare il pentito, contro i carabinieri, contro ex gentiluomini Dc, e contro Berlusconi e Dell'Utri. Nei tribunali, nei migliori giornali, e alla Rai. E' la terza via dell'antimafia, tra i pentiti pensionati e i mafiosi confiscati: non pentirsi ma professare "profonda fiducia" nei giudici. Avremo anche i "giudici della mafia", oltre che l'immondo raiume.

Massimo Ciancimino, il mafioso playboy, è esibito in tribunale mentre si fanno gli arresti che per decenni sono stati omessi. E si confiscano - non più si sequestrano, lasciandoli in gestione ai criminali, si confiscano definitivamente - parimoni miliardari, in euro. Il problema è che con i giudici palermitani che lo esibiscono ci ritroveremo per l'ternità, all'inferno.

Tito Boeri riprende su “Repubblica” la questione della criminalità dei clandestini. Per negarla. Ma lo fa con calcoli, deduzioni, note, dottrina. Per concludere che sono le leggi contro la clandestinità a incrementare i delitti fra i clandestini. Non gli schiavisti, nei paesi d’origine e in Italia, i cravattari dell’emigrazione. Che spesso sono gli stessi che controllano la droga, la prostituzione, e i vu’ cumpra’.
Non faceva prima a dire “Berlusconi cornuto”?

Il dottor Oscar Magi si dice sopraffatto dalla “fatica morale” impostagli dalla Corte Costituzionale. Che sul sequestro del mullah Omar ha determinato “una possibile eccezione assoluta e incontrollabile allo Stato di diritto”, scrive. Lo scrive un giudice, non Berlusconi. In una sentenza. Sembra di sognare: la Corte costituzionale fa commettere un crimine, a un giudice.
Il dottore è milanese, come Berlusconi, “figlio di magistrato e fratello di magistrato” informa pietoso il “Corriere della sera” (ma non sarebbe un’aggravante?), e si spiega, la Corte costituzionale sta a Roma. L’affranto giudice era il gip dell’“epoca eroica” di Mani Pulite, che tutti mannava ar gabbio, uno di mano lesta, e non si capacita che la Corte costituzionale abbia tenuto fuori dal suo processo i servizi segreti italiani. Mentre elogia i pubblici ministeri Spataro e Pomarici che gli hanno portato “prove certe”. Di che? Ma qui si capisce il perché: la giustizia a Milano la fa la Procura. Anche se non si sa perché.

Sei pagine del giornale sono prese dai giudici: ancora lo sciopero, Massimo Ciancimino, il dottor Magi. E una sensazione di sconforto: dei goliardi in toga, quasi tutti vecchietti, il figlio non pentito di un boss cattivissimo che accusa mezza Italia, creduto, senza mai alcuna prova, un giudice “figlio di magistrato, fratello di magistrato” che accusa d’illegalità la Corte costituzionale.

“The Hurt Locker”, film americano sulla guerra in Iraq, prenderà nove Oscar, o poco meno. Lo stesso film, proiettato al festival di Venezia, non ebbe nessun riconoscimento. Perché miglior attore a Venezia era Mickey Rourke per il film “The Wrestler”. Ma il riconoscimento doveva andare a Silvio Orlando, e “The Wrestler”, un mediocre polpettone sull’atleta suonato, ebbe il Leone d’oro – con gran dispetto dello stesso Rourke, peraltro. Nell’era dell’antipolitica, anche il premio a un attore è in Italia politico: di destra o di sinistra?

Il “Corriere della sera”, che ha “montato” D’Addario, svicola con cronachette di riporto. “Repubblica” e “Il Fatto” invece confermano, con i propri inviati: a Bari si indaga per sapere chi dà le informazioni ai giornali, chi è Tarantini, dove prende i soldi che non ha, e chi è il suo casino viaggiante. Facendo naturalmente finta di bacchettare “Panorama”, il settimanale di Berlusconi che ha rivelato l’indagine. È una bella concorrenza. A sinistra.

Marco Tronchetti Provera non è mai entrato nell’inchiesta sulle intercettazioni che faceva fare. La sua Pirelli e la sua ex Telecom Italia pagano i danni agli spiati, i ministeri di riferimento e 1.600 dipendenti, e questo basta alla Procura di Milano.
Ci sono milanesi e milanesi: se Berlusconi avesse fatto spiare un solo dipendente, per non dire dei ministeri, avrebbero chiesto l’ergastolo. È evidente che la giustizia a Milano si fa in Procura. Ma non si capisce perché. Cioè si capisce: dove tutto è marcio la concorrenza la decide la Procura.

La protesta dei giudici contro il governo è ridicola. Per l’età, le toghe rosse, le Costituzioni in mano, le entrate e le uscite. Ma nessuno lo scrive. Carità di patria? Paura?

Monsignor Crociata, nomen omen dei vescovi, tuona contro “l’irragionevole equiparazione tra immigrazione e criminalità”. Che nessuno pone. Il vescovo vuole criticare Berlusconi, prosit. Ma il problema che si pone è l’immigrazione clandestina. Che è un delitto in sé, anche senza il reato di clandestinità: è lo schiavismo contemporaneo. Perché i vescovi italiani la difendono?

“Sono come Garabombo”, dice Veltroni, e dice tutto. Garabombo è il leader invisibile dei campesinos di Manuel Scorza contro i latifondisti. Veltroni si vede invisibile in Sud America, come la revoluciòn. Allo stesso modo ha scambiato l’Africa con il suo turismo solidaristico. È un tardo terzomondista, ell’età della globalizzazione. Forse è solo ritardato.

Dopo che Mediaset ha infine sollevato “El Paìs” dal fardello della tv, con la sua montagna di debiti, Berlusconi non fa più notizia per il giornale spagnolo. Ne era una vedette, ogni giorno in berlina per un qualche motivo, è letteralmente scomparso.
L’Italia non fa notizia, la Spagna ha altro di cui parlare. La disoccupazione è al 20e passa per cento, le banche potrebbero – dovrebbero - fallire. Ma sono argomenti che la Spagna aveva anche un anno fa. Mentre “El Paìs” era riuscito a portare la non notizia Italia in prima pagina, un giorno sì e l’altro pure, grande giornalismo.

A “Repubblica” scrivono spesso insegnanti. Per lamentare le carenze dei governi Berlusconi, ma anche della scuola. Criticano la ministra Gelmini, e criticano anche l’indolenza e l’ignoranza dei ragazzi, in storia, geografia e in italiano scritto. Vantando implicitamente la propria impegnata preoccupazione, dannando l’altrui insufficienza. Malinconica dissociazione. Tanto più fra gli educatori: la scuola non serve a insegnare?

L'ex sindaco di Bologna Cofferati dice che a Bologna il malaffare è diffuso. Viene dismesso come un invidioso e un fallito, lui che ha riconquistato Bologna alla sinistra ed è stato per un decennio a capo della Cgil. Viene dismesso da sinistra. Non è - era - Bologna il laboratori di Prodi, della nuova Italia?

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