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sabato 9 aprile 2011

Quant’è ricco il Campidoglio, di case ignote

Lo scandalo degli affitti era tipicamente di destra, e implicava gente di sinistra. Ora che al Campidoglio c’è un sindaco di destra, lo scandalo implica gente di destra. È inevitabile: il Comune di Roma è ricchissimo, o potrebbe esserlo, possedendo alcune diecine di migliaia di immobili, in grande parte pregiati, che però non sa o non vuole mettere a frutto. Ma sempre se ne fa uno scandaletto più che uno scandalo, perché poi gli affitti di favore sono legali, se non regolari, e dopo qualche settimana si mette tutto a tacere.
A proposito dell’ultimo, che questo sito ricordava un mese fa,
http://www.antiit.com/2011/03/mani-sporche-sulle-case-del-campidoglio.html,
è utile rileggere quanto se ne poteva scrivere quasi vent’anni fa, a metà ottobre 1993, si capisce tutto, anche perché Roma non si può amministrare decentemente:
“Un patrimonio immobiliare di almeno 15 mila miliardi, che potrebbe dare un reddito annuo di 600-700 miliardi, invece dei 20 attuali, e mettere le ali al sindaco della capitale che verrà eletto il 21 novembre, è destinato a restare sotterrato, come ogni tesoro che si rispetti. Il Comune di Roma, che con l’ultima giunta eletta, sindaco il socialista Franco Carraro, aveva affidato due anni fa la rilevazione degli immobili al consorzio privato Census, ha sospeso l’appalto. «L’amministrazione comunale possiede le potenzialità per effettuare tale operazione con i propri mezzi, senza pesare sul bilancio comunale», ha scritto venerdì 8 (ottobre 1993) il subcommissario Angelo Canale.
“Census contesterà in tribunale la decisione della giunta commissariale. Ma a questo punto anche il consorzio, composto da Fiat-Fisia (21,5 per cento), Federici (14), Conaco-Lega delle cooperative (10), Fincasa di Renato Bocchi (7,5), Aged (6,) e numerosi altri con quote minori, tra cui Agip, Jacorossi, Ised, ritiene improbabile la ripresa del lavoro interrotto, circa un terzo del programma completo. Non è questa infatti la prima grana nella quale il censimento ha inciampato. Dapprima la contestazione dei concorrenti all’appalto, assegnato per 91,6 miliardi a trattativa privata: i consorzi Italgenco-Unisys e Sogei-Svei-Ras. Il primo sosteneva di poter fare il lavoro per 70 miliardi, il secondo per 45. Mentre il Sipac, il sistema di controllo del patrimonio nell’ambito del Ceu, il catasto elettronico unificato del Comune, affermava di potercela fare esattamente con 38 miliardi e 834 milioni. Poi la magistratura è intervenuta. Il sostituto procuratore Gloria Attanasio, finiana, ha chiesto un anno fa il rinvio a giudizio di Carraro, di nove assessori e del presidente di Census, Luciano Caruso, per abuso d’ufficio, affermando senza mezzi termini che l’appalto era «espressione del regime moribondo». Ma il Gip Antonio Trivellini le ha dato torto. Le argomentazioni del sostituto Attanasio ricalcavano peraltro quelle delle opposizioni di sinistra, che contro l’appalto a Census hanno dato battaglia senza mezzi termini.
“Che cosa resterà del censimento troncato? Non abbastanza per consentire al Sipac di aggiornare la gestione sui valori di mercato. Ma ce n’è più che abbastanza per capire forse perché il tesoro immobiliare è destinato, in una città come Roma, a restare sotterrato.
Anzitutto l’entità del patrimonio stesso. Il Sipac calcola 31 mila unità immobiliari, di cui 27 mila destinate ad alloggio. Census ne ha scoperti 10 mila in più, e ritiene che questa cifra possa raddoppiare. Si tratta di immobili che non sono stati «presi in carico». I comuni, spiega il direttore di Census, Piero Rossetti, «entrano nella proprietà di aree e fabbricati attraverso modalità molto varie, dal lascito della vecchina sola, allo scioglimento di enti di varia natura, all’esproprio per abusivismo». In molti casi gli immobili rimangono semplicemente sconosciuti al Comune proprietario.
“C’è poi, e questo non lo contesta nessuno, una gestione sicuramente inadeguata del patrimonio. Il Comune ricava ogni anno 20 miliardi di lire di affitti, pari a una media di 646 mila lire a unità immobiliare. Una cifra ridicola, considerato che il patrimonio del Comune è ricco sopratutto nel centro storico. In compenso, spende ogni anno 35 miliardi per l'«assistenza alloggiativa», a profughi, immigrati, bisognosi, e 45 miliardi di locazioni passive.
“Caruso calcola che, pur destinando a reddito solo la metà del patrimonio, per conservare all’altra metà un uso sociale, il Comune di Roma intascherebbe sui 300 miliardi, «che darebbero al bilancio un forte attivo e consentirebbero di costruire 3 mila abitazioni popolari l’anno». Né sono da trascurare gli effetti contabili: «Il Comune potrebbe mettere a bilancio un patrimonio di 15 mila miliardi, invece dei 4.750 attuali».
“Un terzo aspetto riguarda le «tipologie fraudolente», che, assicura Rossetti, sono «una miriade»: affitti a persone inesistenti, con conseguente impossibilità di effettuare qualsiasi notifica, subaffitti storici, mancata rivalutazione del canone con gli indici Istat, mancato pagamento delle spese accessorie, sopratutto per l'elettricità e l’acqua, per mancata suddivisione dei millesimi, o per contestazione delle quote millesimali, eccetera. Ma, sopratutto, Census si è imbattuta in situazioni di favore che toccano interessi potenti.
“Il Coni non paga dal 1982 il canone di concessione per l’area demaniale dell’Acqua Acetosa, limitandosi a contestarne il livello. Lo stesso sistema hanno trovato dal 1986, per non pagare, le compagnie petrolifere che occupano il suolo pubblico con le pompe di benzina. Tra gli abusivi e i morosi Caruso denuncia anche gruppi della sinistra che hanno osteggiato il censimento: «I casi di maggiore responsabilità sono stati creati dalle giunte che si sono succedute dal 1975 all'85», cioè dai sindaci comunisti. Un autoparco comprato dal Comune nel 1976 per 35 miliardi, da adibire a rimessa per tutti i propri mezzi, risulta occupato dalla Cooperativa Primo Maggio, che fa capo a un consigliere circoscrizionale dei Verdi, Dante Pomponi, e gestisce, senza licenza, un’autorimessa da 300 posti e un’officina, mentre i mezzi del Comune restano sparsi per 6 o 7 altri autoparchi. A Tor de’ Cenci una tenuta agricola da 600 ettari è occupata per un terzo abusivamente dal 1978 dalla cooperativa di estrema sinistra Agricoltura Nuova.
“Infinita la casistica degli affitti irrisori a vantaggio di singoli privati. Negozi a Via Condotti, a piazza di Trevi, a piazza Navona, dove gli affitti vanno dal milione a metro quadro in su, che pagano sui due milioni l’anno. Appena quattro volte di più paga il ristorante Panzironi, che occupa un lungo pezzo di Piazza Navona. Mentre il ristorante per turisti Ciceruacchio, che fa centinaia di coperti al giorno, risulta accatastato, perlomeno fino a qualche mese fa, come scantinato”.
Della dottoressa Attanasio non si è più saputo nulla. Il commissario Canale è invece entrato poi in politica col Pds-Ds, e si è candidato a Roma.

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