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martedì 5 luglio 2011

Ombre - 94

Berlusconi si meraviglia della meraviglia generale sulla non esecutività delle sentenze d’appello da lui introdotta surrettiziamente in un codicillo della finanziaria. Che consentirà a Fininvest di non pagare i danni a De Benedetti (750 milioni….) prima del giudizio della Cassazione. Insensibilità? Ineticità? Delinquenza pura? È Milano.
Milano dà peraltro ragione a Berlusconi nel fatto: è giusto che il soccombente paghi a condanna definitiva. Ma lo massacra personalmente.

Ma la non esecutività è solo una sfida alla Corte d’Appello, la solita corte ambrosiano-partenopea che che si appresta a confermare la cervellotica condanna del giudice monocratico. Berlusconi non avrà problemi a cassarla. Voleva fissare l’attenzione sulla vicenda, per poi poter dire: ecco la prova che sono perseguitato – tanto la sentenza definitiva si fa in Cassazione, cioè a Roma, e secondo diritto. Diabolico? Ma è vero che Milano vuole assolutamente condannato Berlusconi: è stato la sua vittima sacrificale in questi venti anni di ladrocinio generale, e deve continuare a esserlo, una sorta di ombrello protettivo.

Un gruppo ambientalista scopre entusiasta uno squalo bianco al largo della Capraia. È la natura, è una specie in estinzione, è un bell’esemplare, eccetera. Ma la Capraia non ci sta: “Non me la sento di lanciare accuse senza prove su queste campagne di ricerca finanziate dagli enti pubblici”, dice l’assessore Mazzei, una vita da subacqueo. Ma vuole dire il contrario: cosa non si fa per la natura, anche inventarsi gli squali bianchi.

“Il Fatto Quotidiano” ha centinaia, forse un migliaio, di blogger. È la moltiplicazione dei pareri, si sa che la rete offre questa opportunità, gratuiti. Ma i blogger del “Fatto”, e le blogger, si distinguono. Cioè non si distinguono: tutti concordano, sono anzi tutti di un solo argomento, con un’unica parola.
Anche fisicamente sembrano fatti con lo stampo, per piacere: in pose sempre d’autore nelle fotine che animano i blog, molto più giovani, anche i giovani, molto fiduciosi e anzi sfottenti, con i capelli molto curati, arricciolati, o stirati, e tinti.

Furio Colombo, finito purtroppo ad animare uno di questi blog, dice del popolo No Tav: “L’espressione e il rispetto della volontà popolare fa parte del progresso”. Le ferrovie no?
Ma la stessa espressione si può applicare al popolo della Tav – Furio Colombo è un po’ troppo Pd ultimamente.

Non ci sono libri su Berlusconi in libreria a Forte dei Marmi o Viareggio, città che pure votano da sempre a sinistra, nemmeno Travaglio, eroe televisivo, si vede che non sono richiesti e non invogliano. Mentre le librerie Feltrinelli a Roma sono già a un centinaio di titoli, che esibiscono a cataste. Si legge di più a Roma? È dubbio. Sono le Feltrinelli un focolaio antiberlusconiano? È possibile, ma non esporrebbero titoli che non tirano. È che ci vuole uno stomaco infetto per digerire storie di Berlusconi trafficante di droga, terrorista, mafioso – mafioso in senso proprio, uomo di Riina e Ciancimino.

“Avevo letto Proust da piccola ma senza capirlo. Quarant’anni dopo, quando diventai un fan dei Sopranos, ho ripreso a leggere la «Recherche» e da allora nella mia mente i due sono collegati”, dice l’ultimo grido dell’editoria americana Jennifer Egan ad Alessandra Farkas, che non se ne meraviglia: Proust dunque come i Sopranos, “entrambi affrontano il problema del tempo che passa”. E i vecchi no, che sono un terzo dell’umanità? O la serie del “Padrino” prima dei Sopranos.
La bella scrittrice ha 48 anni. Dunque ha letto Proust a otto anni, poveretta: è giustificabile. Ma dobbiamo proprio credere a tutto?

Vittorio Pisani, il capo della Mobile che ha il record del contrasto alla camorra, con arresti eccellenti e sequestri, e alla criminalità urbana – non c’è delitto a Napoli senza un colpevole – è accusato dai giudici napoletani di favorire la camorra. Non proprio accusato, sospettato: giusto per rimuoverlo con l’incompatibilità. Sempre c’è un camorra più forte di un’altra.
Si può essere così camorristi e incolpevoli, se non per quanto basta alla rimozione.

Lucia Annunziata lascia preventivamente la Rai, in polemica con Paolo Ruffini, il direttore di Rai Tre, che voleva estrometterla. Ma questo, quello di Ruffini, non è un attentato alla libertà d’espressione: il sindacato dei giornalisti è – in questo caso – per l’istituzione (la burocrazia, il partito) e non per il giornalista.

Dopo aver messo alla berlina mezzo mondo, politico e non, che con le sue intercettazioni non c’entravano, il Procuratore Capo di Napoli Lepore li irride: “Stiamo subendo una vera e propria aggressione”, insinua mefistofelico alla compiacente Gruber, “i politici vogliono essere intoccabili”. È pronto per la politica?
Vorrei dire la mia “a prescindere dai reati contestati”, continua il Procuratore Capo. Un torturatore? In effetti, a riguardarlo, ne ha il ghigno freddo.

Lepore, questo cacciaotre dei politici, è l’ultimo di una lunga galleria: la giustizia politica è sempre stata l’arma letale del potere - oggi si direbbe della destra. Nella cui nomina Fini (non) ha messo naturalmente bocca - oppure Bocchino, lo dice la parola stessa?

Prima ancora di decidere se c’è materia per un processo, il giudice ammette alcune parti civili. Sembra impossibile ma non nella giustizia a Milano: la giudice dell’udienza preliminare Maria Grazia Domanico l’ha fatto, per questo apprezzata.
La gup Domanico deve decidere se Berlusconi va processato per prossenetismo. Nel merito non si pone problemi perché sa che il procedimento le verrà sottratto dalla consulta. Ma fra sei mesi. Intanto, si sarà acquisiti dei titoli sul fronte della resistenza. Al diritto.

Di Pietro che “si riposiziona” a destra sembra ai più da ridere. Ma è da lì che viene l’ex giudice ex commissario di polizia (in quanto tale organizzava spedizioni per “fottersi le colleghe”, spiegavano i primi biografi autorizzati). La giustizia politica è di destra.

Un padrone vale l’altro (Lactalis non potrà essere peggio della famiglia Tanzi), e anche i manager sono fungibili. Ma Enrico Bondi deve lasciare Parmalat non rimpianto, dopo averla salvata e rilanciata, per un motivo preciso: non ha obbedito a Milano. I fondi volevano un superdividendo, lui ha detto no. Mediobanca voleva fare affari con la liquidità che era riuscito ad accumulare dopo il salvataggio, e lui ha detto no. Intesa voleva rifilargli Granarolo, e lui ha detto no. Ma non si sfida Milano indenni.

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