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venerdì 28 ottobre 2011

Torino contro l’“Italia” di Milano

Andrea Agnelli nel suo piccolo con la Juventus, Sergio Marchionne con autorità e sostanza, Torino si ribella al modello “Italia” cui s’era acconciata nei quarant’anni di compromessi e favori dell’Avvocato. L’ad di Fiat ha sfidato ripetutamente la Cgil, poi la Marcegaglia, ora la Consob. Lasciando il segno: i tre organismi, non c’è difesa possibile, al meglio sono burocrazie, ma si sa che si muovono per interessi corporativi, politici, di sottogoverno. L’“Italia” che “Torino” torna a incalzare è quella dei compromessi, i favori, i rinvii, della pace sociale intesa come pilatismo.
Gli obiettivi scelti da Marchionne sono facili. Della Marcegaglia, anche senza la sfida di Marchionne, non si sa che pensare di peggio, dopo l’agitazione scomposta di questi mesi al solo fine di ottenere una candidatura, forse, tra due anni, e con chi, con Casini. Della Cgil nessuno dubita, tra gli stessi iscritti, che è prigioniera di schemi passatisti e insostenibili – e in questa funzione è divenuta minoritaria, lo sarebbe a una vera conta delle iscrizioni come lo è nei referendum aziendali. La Consob è purtroppo una delle tante Autorità inutili e costose: non ha mai prevenuto un malaffare, né l’ha mai perseguito.
I primi scontri li vince Marchionne. Forte dei match già vinti tra i pesi massimi dell’auto mondiale, in un arengo vero, di interessi forti e in aperta contrapposizione, e non subdolo, di interessi mascherati e non confessabili. Ma la partita non pare facile. L’establishment milanese, politico, finanziario, mediatico, giudiziario, è strapotente. Mentre i padroni veri si agitano incerti, gli eredi Agnelli del capitalismo familiare. Se l’amministratore delegato può procedere come un bulldozer, ogni colpo a effetto, è segno che i buoni argomenti non sono cancellati da questa “Italia” dominante. Ma è l’unico segno, e non si sa quanto opportunistico – i giornali milanesi, il “Sole”, il “Corriere della sera”, a suo modo anche “Repubblica”, gliene danno atto tra evidenti riserve.
L’antipolitica resta feroce, al coperto della questione morale (la pace sociale), che si professa come religione laica: due sponde insidiose per la verità. Forti dell’invadente pubblicità radiotelevisiva, del Raiume e di Sky, i pilastri del potere, che di ogni protesta sindacale, sia pure ridotta ai funzionari con poche bandiere, fanno un’apocalissi.

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