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mercoledì 21 marzo 2012

È l’economia, presidente!

La politica è teatro. Ma c’è teatro e teatro: la tragedia, la commedia, e la farsa. Parlando dell’Italia è ovvio parlare di commedia dell’arte o all’italiana, cioè di farsa. Non si fa altro dacché l’Italia esiste. - qualche politico si rispetta dopo morto, a distanza di anni: Cavour, Giolitti, De Gasperi. Ma bisogna ricordare che la farsa non è per ridere, più spesso mette in scena personaggi sgradevoli: corrotti, truffatori, concussori. Ipocriti, insomma.
L’ipocrita è invadente, e da qualche tempo dominante. Occupa tribunali, la Rai, i giornali. E ora purtroppo il Quirinale. Di un presidente che sa quello che accade. Che l’Italia è in recessione. E che l’Italia ha bisogno di un vero governo, sorretto cioè dalla Costituzione e non da Alfano, Casini e Bersani. Ma non lo dice, e anzi opera per il nemico.
Non si vuole un governo eletto, ma si governa attraverso decreti. Stigmatizzati coi governi Berlusconi, solo benvenuti senza Berlusconi - Mussolini se ne fece approvare 2376 in una sola seduta della Camera, l’inconveniente è ora superato coi decreti Milleproroghe, o con le generiche dizioni, decreto Pensioni, decreto Liberalizzazioni, tutti in uno. Si combatte l’evasione fiscale attraverso gli scontrini e le piazzate, invece che con le leggi ben fatte. Si erige a totem un bilancio da squadrare a colpi di machete, camuffandolo per una sana gestione dell’economia, mentre è tutto il suo contrario.
“È l’economia, stupido!”, fu lo slogan con cui Clinton vinse nel 1992 contro Bush, uno dei pochi presidente americani non riconfermati, reduce da muri caduti e altre vittorie in terra, in cielo e in mare. Napolitano non è stupido, ma sul bilancio-totem non è questa la sua prima volta. Vent’anni fa fece lo stesso, da presidente della Camera, senza esito durevole. La sola differenza è che allora Napolitano l’equivoco condivideva con Amato, oggi con Monti, ma il risultato non è diverso. Se non che c’è di peggio.
Non si dice più che il Parlamento, così com’è, è solo una brutta bestia. O che il governo così com’è, un consiglio dei ministri appeso alle correnti dei partiti, è ancora peggio. Non si vuole un governo? Non si vuole un Parlamento. Napolitano ha semplicemente dimenticato quello per cui ha operato per una vita. Anche lui per il partito della crisi?

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